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Le Tre Età

Le Tre Età

Autore/i: González-Palacios Alvar

Editore: Longanesi & C.

unica edizione.

pp. 382, 32 tavole b/n f.t., Milano

Le Tre Età è l’auto biografia di un connaisseur d’eccezione, Alvar Gonzáles-Palacios, cubano di nascita, trasferitosi giovanissimo in Italia, dove indirizzò la sua formazione verso la storia dell’arte, alla scuola di Roberto Longhi, allontanandosi da una originaria inclinazione per la poesia e la letteratura. L’Avana, Firenze, Roma e altre capitali sono dunque i luoghi principali nella cadenza della narrazione, nella quale si muovono personaggi noti e meno noti, tratteggiati con il diletto e il distacco di un pittore neoclassico, legati alla rievocazione partecipe di ambienti e case. Questo è il motivo ricorrente che accompagna tutto il libro, anche quando si descrivono la giovinezza a Cuba e il mondo culturale dell’isola negli anni Cinquanta o quando si analizza il metodo del proprio mestiere, tra storia e critica. Lo svolgersi del racconto mantiene un ritmo cadenzato in modo da allontanare il pericolo dell’elegia nostalgica. E quest’aria finisce per avvolgere anche le persone, le loro vicende che appaiono inevitabilmente espressione dei loro ambienti in un curioso rovesciamento di prospettiva.
L’autore finisce per parlare di sé attraverso ciò che lo ha circondato, che ha percorso: tutto questo in un crescendo che sembra fare da contrappunto alla maturazione personale, come se lo sviluppo di quest’ultima rendesse più naturale il vedersi attraverso le persone, gli ambienti, le cose. È questa una delle artio – quasi perduta ormai – del narratore: infatti il testo finisce per rivelare l’andamento di un romanzo del Settecento, con l’originale presenza di arredi e stanze in veste di personaggi aggiunti e non di meri fondali.
Sarebbe tuttavia un errore considerare questo libro un racconto autobiografico di conversazione in interni: se si presta orecchio, il sonoro della scrittura rivelerà timidezza e orgoglio. D’altra parte il ritmo inusuale non è solo dato dallo scrittore che si è originalmente appropriato di una lingua non sua, ma anche da un animo che, pur legato al privilegio sociale e incline al lusso, sa che in essi non è racchiusa la verità della propria storia.
Ma il garbo e l’ironia, che denotano un senso malinconico della saggezza con cui sono osservate cose e persone, cedono il passo ad una grazia narrativa diversa, quella destinata a tratteggiare le vicende di un’attività professionale volta alla scoperta e allo studio di aspetti della storia dell’arte spesso negletti.
Le arti decorative, nel loro significato più alto di aggettivi della storia, hanno costituito il nucleo centrale degli interessi dello scrittore, che qui ne parla con lo stile disincantato di chi sa riconoscere quanto ambienti e oggetti possano dirci della nostra e della altrui vita.

Alvar Gonzàlez-Palacios ha studiato all’Avana, a Parigi e a Firenze. Fra le sue ultime pubblicazioni si ricordano una monografia su Luigi Valadier, il catalogo ragionato (in due volumi) dei mobili del Palazzo del Quirinale e una raccolta di saggi, Il velo delle Grazie. Da Longanesi sono apparsi Il Tempio del Gusto (due volumi, 1984 e 1986), dedicato alle arti decorative in Italia e riconosciuto dalla critica internazionale come una pietra miliare di questi studi, Il Gusto dei Principi (1993) e L’Armadio delle Meraviglie (1997).

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