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Le Tranquille Dimore degli Dei – La Residenza Imperiale degli Horti Lamiani

Le Tranquille Dimore degli Dei – La Residenza Imperiale degli Horti Lamiani

Catalogo della Mostra tenuta a Roma nel 1986 in occasione delle manifestazioni di «Roma capitale 1870-1911»

Autore/i: Autori vari

Editore: Marsilio Editori

unica edizione, a cura di Maddalena Cima ed Eugenio La Rocca, con contributi di: Marina Bertoletti, Lina Bonfiglio, Maddalena Cima, Christine Häuber, Eugenio La Rocca, Maurizio Martini, Marina Mattei, Carlo Usai, Mariette de Vos.

pp. 216, riccamente illustrato a colori e b/n, 2 tavole ripiegate b/n f.t., Venezia

«Ai miei occhi appaiono la potenza degli dei e le loro tranquille dimore, che non sono squassate dai venti, che le nuvole non bagnano con la loro pioggia, che la bianca neve condensata per il freddo acuto non oltraggia con la sua caduta: ma un etere sempre senza nubi le copre con la sua volta e versa a larghi fiotti la sua luce ridente». L’ideale di vita che traspare dalle parole di Lucrezio, descrizione delle divine sedi dell’Olimpo, può essere trasposto alle fastose residenze degli imperatori romani, nuovi dei dall’immenso potere.
Questa mostra, che a più di cento anni dalle scoperte archeologiche avvenute all’Esquilino durante la costruzione dei «nuovi quartieri» di Roma Capitale, riprende in considerazione un notevolissimo complesso di ritrovamenti, permette di fare luce su un aspetto abbastanza inedito della vita imperiale.
Lo studio delle fonti e l’analisi dei rinvenimenti hanno portato infatti all’individuazione, nella zona dell’Esquilino, di vastissime residenze, confluite nella proprietà imperiale, dove una serie di edifici decorati con grande profusione di lusso e di ricchezza erano collocati all’interno di ampi parchi curati.
La mostra offre l’occasione di realizzare in piccolo, ma in maniera efficace, una parte del programma di ristrutturazione delle collezioni archeologiche comunali, riunendo in un’unica sede il complesso dei rinvenimenti effettuati nell’area degli horti Lamiani. Della grande messe di materiali emersi dallo scavo ottocentesco una parte infatti è andata a costituire una importante sezione dei Musei Capitolini, mentre un’altra fu depositata nell’Antiquarium comunale, secondo il vecchio criterio che privilegiava la grande opera d’arte (scultura) rispetto a testimonianze che erano ritenute di minor valore. In questo caso dai depositi dell’Antiquarium, museo di tutto rispetto, ma di non altrettanta fortuna, è emerso il prezioso manufatto in lamine di bronzo dorato e gemme, che costituisce una fondamentale testimonianza sul lusso nell’arredo delle antiche residenze, confermando ancora una volta l’importanza dello «scavo in magazzino» per la conoscenza e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico.
(Ludovico Gatto)

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