Le Profezie di Malachia
Autore/i: Tyrel Alfred
Editore: Casa Editrice Meb
pp. 200, tavv. b/n f.t., Padova
Malachia, ultimo dei profeti moderni, spesso indicato, nei testi più antichi, come Maelmaedhog (o come Maoldhog), aveva per cognome Ua Morgair; tu arcivescovo di Armagh, in Irlanda, Legato del Papa in quella regione lontana da Roma e da sempre irrequieta. Malachia era nato ad Armagh nel 1094 e la sua esistenza, secondo la maggior parte degli storici, si concluse nel 1148. Mancano documenti attendibili sui primi anni della sua vita; è descritto comunque come un giovinetto precoce, tiglio di un uomo di chiesa, devoto a Roma. Vicario della diocesi di Celsus (o di Ceallach) in Armagh, Malachia si adoperò per avvicinare la comunità al papato e ciò lo pose in buona luce presso la Santa Sede. Dedicò quattro anni a un accentuato proselitismo religioso insieme a Malchus, vescovo di Lismore; poi fu eletto vescovo di Connor.
Ebbe parte determinante nella costruzione del monastero di Ibrach, nel Kerry, mentre la sua lama si andava rapidamente diffondendo. Ricevuto a Roma da Papa Innocenzo II, fu poi nominato vescovo di Connor nel 1124, poi Primate d’Irlanda nel 1132. Pochi anni e in una grave crisi mistica, pervaso‘ dal desiderio di essere umile a qualunque costo, Malachia chiese e ottenne di tornare ciò che era stato, un semplice» monaco. Morì fra le braccia di San Bernardo di Clairvaux e Papa Clemente III lo iscrisse nel libro dei santi nel 1190 fissandone il culto il 2 novembre. Le sue famose profezie, che suscitarono sin dal loro apparire aspre polemiche e che qualcuno definisce “sante e impeccabili”, altri giudicano “spurie”, ossia non vere e attribuite erroneamente a Malachia, come bene è specificato nel presente volume, cominciarono a circolare dalla fine del 1500.
Fissando con motti latini la successione dei vari Pontefici, Malachia giunge fino a Pietro Il, dopo il quale vi sarà l’estrema persecuzione della chiesa, la distruzione di Roma e la fine dei tempi. Malachia, fra tutti i profeti, è il più chiaro, il più facile da interpretare, anche se la sua ascetica figura costituisce da sempre un enigma storico tra i più affascinanti nell’ambito stesso della chiesa.
Malachia: il profeta del terrore. Il monaco irlandese chela Chiesa proclamò Santo, sin dalla fine del 1500 vide con nitida chiarezza la successione dei Romani Pontefici fino a oggi. Un motto per ogni Papa, una frase latina, incisiva, scultorea, che ne delinea i compiti e le caratteristiche di ciascuno.
E il solo profeta moderno, Santo della Chiesa di Roma, che non abbia mai sbagliato specificando, a partire da Celestino II, nel 1143, le inconfondibili insegne dei vicario di Cristo.
Malachia non ha bisogno di interpreti: e il profeta che ognuno può leggere da solo senza bisogno di “chiavi” o di commenti. Secondo il Santo monaco irlandese, si va approssimando la fine dei tempi. Dopo Giovanni Paolo I, che reca nell’elencazione di Malachia il motto “De medietate Lunae”, non vi saranno che tre Pontefici, l’ultimo dei quali prenderà il nome di Pietro Il ricollegandosi al primo Apostolo di Cristo.
Questo appellativo sarà l’avvertimento dell’incombente fine.
Malachia prevede, con tale Papa, l’ultima persecuzione perla Chiesa, il caos e la distruzione di Roma. Parole chiare, tragiche, da parte di un Santo che non ha mai sbagliato, su avvenimenti che forse vivremo domani, che sono già nel nostro imminente terribile futuro.