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Le Mille e Una Notte – 4 Volumi in Cofanetto

Le Mille e Una Notte – 4 Volumi in Cofanetto

Prima Traduzione Italiana Integrale dall’Arabo Diretta da Francesco Gabrieli

Autore/i: Anonimo

Editore: Giulio Einaudi Editore

a cura di Antonio Cesaro, Costantino Pansera, Umberto Rizzitano, Virginia Vacca.

vol. 1 pp. XXXVI-734, vol. 2 pp. XI-762, vol. 3 pp. VIII-662, vol. 4 pp. VIII-790, numerose tavole a colori fuori testo, Torino

Dalla presentazione di Francesco Gabrieli:
[…] L’Italia non possedeva finora una versione diretta dall’arabo, ma solo ritraduzioni e raffazzonamenti per lo più anonimi dal francese di Galland (Venezia 1722, 1816-17, Milano 1839-43, ecc.), e poi da quello di Mardrus (Milano 1921). L’ultima iniziativa (Milano 1946) è ricorsa a una ritraduzione dalla versione russa Sulye-Kračkovskij. Il desiderio di dare anche al nostro paese una versione diretta e integrale dell’opera ha dovuto conciliare pratiche necessità editoriali con la difficoltà di trovare, in questi tempi eccezionali, una persona competente che si assumesse da sola il delicato e ponderoso incarico. Una soluzione è parsa la divisione del lavoro fra un piccolo gruppo di studiosi (Antonio Cesaro, Costantino Pansera, Umberto Rizzitano e Virginia Vacca), diretti e coordinati dal sottoscritto.
Ognuno dei quattro miei collaboratori assume naturalmente la responsabilità letteraria e scientifica della sua parte, ed io quella della generale revisione di insieme, estesasi spesso ai particolari, specie nella traduzione dei versi, che suscitano talvolta non facili problemi di testo e d’interpretazione. Il lettore giudicherà quanto sia riuscito il nostro sforzo, di uniformità e armonia anche stilistica tra le varie parti) e se anche su questa veste italiana dovuta alla collaborazione di vari ci sia riuscito dl stendere una patina unitaria, come quella di cui abbiam parlato nell’originale. La versione abbiamo voluta integrale, applicandole assai più modestamente ma speriamo fedelmente del Mardrus il principio del «mot a mot», per quanto lo consente il rispetto alla nostra lingua e il diritto di rendere lo spirito là dove il render la lettera riuscirebbe inintellegibile o esteticamente insopportabile. Così anche i passi scabrosi sono stati tutti affrontati e resi, come è ovvio, nel modo più semplice e tollerabile possibile, senza ritoccature né ricalcature di colore. Sappiamo di non aver potuto fare, in queste condizioni, opera di alte pretese letterarie, ma speriamo che il suo stesso tono medio corrisponda più genuinamente all’originale di quanto abbian potuto ottenere più ambiziosi tentativi. Le necessità del lavoro multiplo, e le disponibilità delle biblioteche orientalistiche romane, ci hanno impedito con rincrescimento di prendere a base della traduzione l’edizione principe di Bulàq del 1835. La versione è stata quindi condotta su una delle ristampe cairine (e precisamente su quella della Matbaa Sharafiyya, 1305-06 égira, 1888-89) della seconda edizione egiziana in quattro volumi assai più pratica e accessibile, del 1862. Nel lavoro di revisione è stata però tenuta sempre presente la seconda edizione dl Calcutta, indicata con la sigla Calc., ovunque sia stato necessario preferire le sue lezioni per lo stato guasto o insoddisfacente del testo egiziano. […] (Francesco Gabrieli)

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