Le Analogie Favolose
Favole e Apologhi
Autore/i: Schettini Mario
Editore: Casa Editrice Marietti
prima edizione, prefazione di Geno Pampaloni, in copertina: Scavi di Pompei, affresco.
pp. 126, Genova
L’indagine cosmica e mitica, nel nostro tempo, alimenta la tendenza ad approfondire lo spazio e l’immaginario intorno alla realtà terrigena e umana, inducendo alla ricerca di nuovi significati e «analogie». È quello che sembra aver intuito, già venti anni fa, l’autore di questo volumetto ove in 19 favole e altrettanti apologhi si tenta di guardare alla creatura come in un suo nuovo mostrarsi, perenne eppure mutevole.
Occhi e parole «nuove» per creature antiche, ma sempre imprevedibili e sorprendenti Di uomini, animali e piante è infatti materiato questo libretto, che parte dal mito biblico (L’ipotesi di Adamo ed Eva) per passare a storie leggendarie (Il mago Virgilio) e vicende umane singolari (così è per Occhipesti in I nostri simili) o drammatiche (quella dell’emigrante Elisio in Il cippo dell’abbondanza); ma anche semplici episodi di animali, come l’avventura de Il gallo cedrone o quella dell’usignolo ne Lo scialle, o gare emblematiche come quella tra una tartaruga e uno scoiattolo (Il talento). «Gouaches» velocissime sono gli apologhi finali, improntate ad un realismo lievemente moralistico, tra il divertito e il riflessivo, a chiusura.
Composte tra il ’66 e il ’69, forse a contraltare delle coeve Cosmicomiche calviniane, queste favole sono state definite «piccoli poèmes en prose»: la ridefinizione fantastica di un mondo (volutamente) astorico com’è quello della «natura», sulla soglia di un’epoca così poco «naturale», da parte di uno scrittore per suo conto fortemente agganciato alla storia.
Mario Schettini, napoletano di nascita e milanese…di adozione, scomparso prematuramente a cinquantun anni nel 1969, autore negli anni Cinquanta de Il paese dei bastardi e de I ragazzi di Milano, sembra voler qui recuperare – a conclusione di un robusto corpus narrativo, rimasto in parte tuttora inedito – la «realtà» di un mondo di visioni, sensazioni, ripercussioni, esperienze e illusioni, attraverso un gioco «analogico» ed un linguaggio fortemente e coloritamente «concreto» che, grazie all’immaginario, colpiscano creature, situazioni ed oggetti nel loro baricentro più segreto e inatteso. È come se Schettini, originale indagatore delle movenze psicologiche e sociali italiane degli ultimi decenni (ma come narratore ancora quasi tutto da scoprire), andasse, al di là della storia, a ricercare un «tempo» più profondo, inalterabile eppur sempre sorprendente. La lievità del tono accompagnata da plasticità a volte provocatoria, la levigatezza incantata di certi scorci e la ricchezza delle immagini si sottomettono a un dettato stilistico umorale e insieme speculativo. Ritroviamo personificati (specie negli apologhi) impensati moti dell’animo e nei labili personaggi (Alteo, lupo marino, il saltimbanco Cantalàro e il viaggiatore Popilio) antichi compagni di strada, fissati velocemente da un linguaggio icastico e preciso.
L’intento è moralistico? Non soltanto. Prevale il sorriso divertito di chi guarda dall’alto e raccontando riscopre egli stesso le infinite sfaccettature di una vita quotidiana concreta, priva di frontiere esatte di storia e di tempo, con una formula che appare tanto più vitale perché è fuori della temperie comune e corrente: il libretto di un «artista moralista» (Nino Valeri), affascinato dalla molteplicità della vita, che qui si riaffaccia alla ribalta editoriale con ogni più valida credenziale di sapiente narratore.
Argomenti: Fiabe, Immaginario, Mito, Racconti,