L’Artificio – Estetica del XX secolo

Da Picasso a Warhol, da Schoenberg a Berio, da Gadda a Kundera

Autore/i: Scarpetta Guy

Editore: SugarCo Edizioni

traduzione dal francese di Donatello Bellomo.

pp. 328, Milano

Prosegue qui l’analisi della creatività contemporanea iniziata con L’impuro: cinema, musica, danza e, soprattutto, pittura e letteratura. La nostra epoca – sembra di avvertire – potrebbe essere quella della resurrezione in grande stile del barocco. In altre parole, un qualcosa nato nel XVII secolo (con Rubens, Bernini), che aveva conosciuto la sua epoca d’oro nel XVIII secolo e che, successivamente, era stato dimenticato, denigrato, svalutato (dal naturalismo e dal romanticismo), ha la sua risorgiva nel nostro secolo e ritorna, imponendosi sempre più. Per questo stesso motivo, il volume sceglie di mescolare non solo i generi, ma anche le epoche: ponendo a confronto la pittura del Tiepolo e quella di Picasso, la musica di Monteverdi e quella di Berio, quella tal pagina di Baudelaire e quella tal immagine di Warhol, i poeti del XVII secolo e i grandi romanzieri neobarocchi contemporanei, da Danilo Kis a Carlos Fuentes.
Il barocco oggi? Un modo, anche, di contrapporre il movimento all’ordine stabilito, la superficie alla profondità, il gioco all’autenticità, la seduzione delle forme all’innocenza. Di ostentare e di rivendicare, ovunque, l’artificio, quasi a suggerire come l’arte non sia mai «naturale». Nulla a che vedere con il cinismo «postmoderno», quello dei segni vacui e indifferenziati: giacché il paradosso qui sta nel fatto che l’artificio esasperato può talvolta condurci alla verità.
Senza dimenticare la febbre, l’inquietudine, il godimento: un vero erotismo estetico, legato al gioco e alla strategia delle apparenze. Come se esistesse un’intima relazione tra il piacere dell’arte e l’arte del piacere.

Guy Scarpetta, nato nel 1946, insegna Storia della letteratura e del cinema presso l’Università di Reims. Romanziere (L’Italia, 1983), saggista (L’impuro, SugarCo 1990), collabora regolarmente con «Art Press» e «Globe».

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