L’Abbandono alla Divina Provvidenza
Autore/i: De Caussade Jean Pierre
Editore: Edizioni Paoline
introduzione di padre Ramiére P.
pp. 200, Milano
Il P. De Caussade espone la dottrina e ia pratica dell’abbandono nelle mani di Dio, affermando che la fedeltà all’ordine divino ha costituito sempre tutta la santità dei giusti dell’Antico e del Nuovo Testamento. I doveri di ogni momento sono l’ombra sotto la quale si nasconde l’azione di Dio. La perfezione consiste non nel conoscere la volontà di Dio, ma nel sottomettervisi; l’ingegno e gli altri mezzi umani sono utili solo in quanto sono strumenti all’azione divina. Di conseguenza, l’azione divina e presente sempre e dappertutto, benché non sia Visibile che all’occhio della fede; ed è tanto più Visibile quanto più si nasconde sotto apparenze sgradevoli. Dio si rivela in modo misterioso nelle Piccole circostanze, nei grandi avvenimenti della storia, quasi continuando la rivelazione; si dona per mezzo delle creature, e per santificarsi basta abbandonarsi a lui, perchè Dio si fa guida nell’oscurità, gioia nelle desolazioni, ricchezza nella povertà, difesa nei pericoli. L’anima è rapita dall’amore, attinge luce e forza, sa vedere Dio nelle creature, buone o cattive che siano, e Dio assicura una gloriosa vittoria sulle potenze del mondo e dell’inferno.
Introduzione del padre Ramiére P.
LIBRO I. – Natura ed eccellenza della virtù dell’abbandono
I. – La fedeltà all’ordine divino costituì tutta la santità dei giusti dell’Antico Testamento, di S. Giuseppe e di Maria Santissima stessa.
II. – I doveri di ogni istante sono ombre sotto le quali si nasconde l’azione divina
III. – Quanto diventerebbe più accessibile la santità considerata sotto questo punto di vista!
IV. – La perfezione non consiste nel conoscere l’ordine di Dio, ma nel sottomettersi ad esso
V. – Le letture e gli altri esercizi ci santificano solo in quanto sono per noi e i canali dell’azione divina
VI. – L’ingegno e gli altri mezzi umani sono utili solo in quanto servono di: strumento all’azione divina
VII. – Non può esservi pace duratura, fuorchè nella sottomissione all’azione divina
VII. – La perfezione delle anime e l’eccellenza dei diversi stati si valutano dalla fedeltà al volere di Dio
IX. – Tutte le ricchezze della grazia sono il frutto della purezza del cuore e del perfetto abbandono
LIBRO II. – L’azione divina e il modo con cui essa lavora incessantemente alla santificazione delle anime
I. – L’azione divina è presente sempre e dappertutto, benché non sia visibile che all’occhio della fede
II. – L’azione divina è tanto più visibile all’occchio della fede, quanto più si nasconde sotto apparenze sgradevoli
III. – L’azione divina ci offre ad ogni istante beni infiniti e ce li da in proporzione della nostra fede e del nostro amore
IV. – Dio si rivela a noi in modo misterioso, ma altrettanto reale e adorabile tanto nelle piccole circostanze quanto nei grandi avvenimenti della storia e della Sacra Scrittura
V. – L’azione divina continua nei cuori la rivelazione iniziata nella Sacra Scrittura; ma i caratteri di cui si serve per scrivere, non saranno visibili che nel gran giorno
VI. – L’amore divino si da a noi per mezzo di tutte le creature che ce lo comunicano velatamente, simili a specie eucaristiche.
VII. – L’azione divina è tanto indegnamente trattata da molti cristiani, nella sua manifestazione quotidiana, quanto lo fu Gesù Cristo dai Giudei nella sua umanità
VIII. – La rivelazione del momento presente ci è più utile, poiché si rivolge direttamente a noi
IX. – La rivelazione del momento presente e una sorgente di santità sempre zampillante
X. – L’istante presente è la manifestazione del nome di Dio e l’avvento del suo regno
XI. – L’azione divina apporta in tutte le anime la santità più eminente; per santificarsi basta abbandonarsi ad essa
XII. – Soltanto l’azione divina può santificarci, poiché essa si regola sull’esemplare divino della nostra perfezione
LIBRO III. – L’assistenza paterna con cui Dio circonda le anime che si abbandonano interamente a lui
I. – Dio si fa guida delle anime che si abbandonano totalmente a lui
II. – Dio conduce tanto più sicuramente l’anima che si abbandona a lui, quanto più sembra avvolgerla nell’oscurità.
III. – Le desolazioni che Dio fa provare all’anima abbandonata in lui, non sono che amorosi artifizi dei quali essa un giorno si rallegrerà
IV. – Dio arricchisce tanto più generosamente l’anima che si abbandona in lui quanto più sembra impoverirla.
V. – Dio difende tanto più potentemente l’anima che si abbandona in lui, quanto meno essa è capace di difendersi.
VI. – L’anima che si abbandona in Dio, invece di resistere ai suoi nemici, trova in essi utili ausiliari.
VII. – L’anima che si abbandona a Dio può astenersi dal dire o fare cosa alcuna in propria difesa perché la stessa azione divina la giustifica.
VIII. – Dio vivifica ’anima che si abbandona in lui con mezzi che sembrano doverle dare la morte.
IX. – L’amore sostituisce tutto per le anime che percorrono questa via.
X. – L’anima che si abbandona a Dio trova più luce e forza nella sottomissione all’azione divina di quel che ne posseggono tutti gli orgogliosi che a lei resistono.
XI. – L’anima che si abbandona in Dio sa vederlo anche nel superbo che lotta contro la sua azione. Tutte le creature, buone o Cattive, glielo rivelano.
XII. – Dio assicura alle anime che gli sono fedeli, una gloriosa vittoria sulle potenze del mondo e dell’inferno.
Esercizio di unione amorosa della nostra volonta a quella di Dio (di S. Francesco di Sales).
Atto di abbandono (di S. Giovanna Francesca de Chantal)
Altro atto di abbandono (del B. Pignatelli)