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La Via della Seta

La Via della Seta

Autore/i: Boulnois Luce

Editore: Rusconi

prima edizione, prefazione e introduzione dell’autrice, traduzione dal francese di Fernanda Littardi.

pp. 316, nn. tavv. b/n f.t., ill. b/n, Milano

Via della Seta, tre parole magiche che evocano lontane storie di uomini avventurosi striscianti per sentieri da capogiro, su fragili e stretti ponti di bambù sospesi a decine di metri sopra fiumi vorticosi, di mercanti in lunghe carovane che valicano passi innevati di montagne vertiginose, che sfiorano «laghi di fuoco»… per arrivare nel remoto Catai con carichi preziosi e poi ripartirne con seta e spezie e mercanzie pregiate. Questo è il significato «materiale» di quella strada che partendo da Singan-fu, l’antica capitale della Cina, e poi da Pechino attraversava la Porta di Giada, aggirava il deserto del Turkestan con diversi percorsi che si ricongiungevano a Samarcanda e attraverso l’altopiano iraniano e l’Asia Minore giungeva in Occidente, a Costantinopoli e al Mediterraneo. Nel suo significato pieno, Via della Seta significa fin da tempi immemorabili propagazione a due sensi, fra Est e Ovest, di colture (piante, animali), culture e religioni. E insieme il tentativo di conoscere l’altro senza scoprire troppo se stessi; l’alternarsi di aperture e chiusure soprattutto da parte della Cina; il sorgere e l’affermarsi. di politiche di potenza da parte di Stati determinati a sfruttare la propria posizione geografica agli imbocchi o sul percorso della Via.
Dopo le due guerre mondali la Via della Seta ha preso il nome una pensata anglosassone di Grande Gioco.Il gioco è in pieno svolgimento, e i protagonisti sono ancora gli stessi: gli Stati che si affacciano sul Golfo Persico, gli eredi delle antiche nazioni che adesso sono dette cumulativamente ex repubbliche sovietiche, la Cina; ma i laghi di fuoco sono diventati i pozzi petroliferi, la merce pregiata è ora l’energia atomica, la religione può essere strumento di ricatto. La storia ha la memoria lunga. E l’autrice è ottima guida su questa strada affascinante.

Luce Boulnois è nata in Francia a Possy (Yvelines) nel 1931. Si è laureata in lingue con specializzazioni in russo e in cinese presso l’attuale CNRS (Centre National de la Recherche Scientifiqùe) e dirige, nello stesso ente, il Centre d’études hymalayennes. È autrice di tre studi specialistici sul Nepal e di uno sul Tibet pubblicati rispettivamente nel 1969, 1973, 1975, 1983 nella collana «Cahiers népalais» del CNRS. Collabora a periodici scientifici con saggi storici sull’Asia centro-orientale.

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