La Tempesta
Autore/i: Shakespeare William
Editore: Rizzoli
testo inglese a fronte, introduzione, traduzione e note di Gabriele Baldini.
pp. 272, 1 tavv. b/n f.t., Milano
Più di ogni altra opera della letteratura inglese, «La tempesta» di Shakespeare ha contribuito a fissare indelebilmente il mito dell’isola felice sulla sensibilità continentale. Anche per questo il dramma shakespeariano è un «libro universale», un mito vivente per tutti noi. Un libro nel quale luci ed ombre della civiltà coesistono, perché l’isola di Prospero può essere un Paradiso terrestre, con la sua candida Miranda, ma anche una profetica allegoria delle colonie del Nuovo Mondo. In questo Eden, affascinante per le sue creature ancora impastate con gli elementi primigeni, il mostruoso, salmastro Caliban e l’etereo Ariel, il passato e la vita irrompono improvvisi riaprendo vecchie ferite e suscitando nuove illusioni. Divenuta luogo di pentimento per chi un tempo esiliò Prospero, con la generale riconciliazione l’isola si dissolve perché «come il teatro», essa ha adempiuto al suo compito.
Nell’ultimo e più lirico dei suoi drammi, Shakespeare lascia i suoi eroi alle soglie del vecchio mondo: là essi diverranno protagonisti di altri drammi nella più vasta ribalta della vita. Ma non prima di averci lasciato, attraverso le loro bocche e specie quella di Prospero, uomo e mago ad un tempo, le più intense, struggenti battute sull’esistenza umana che abbiano mai echeggiato nel teatro di tutti i tempi.
William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 1564-1616) è il padre fondatore della letteratura inglese, ed è generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale.
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