La Struttura del Comportamento
I rapporti tra coscienza e natura, in una critica a quella immagine del comportamento umano che ci hanno dato le scuole di psicologia sperimentale.
Autore/i: Merleau-Ponty Maurice
Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani
seconda edizione, prefazione di Alphonse De Waelhens, traduzione dal francese di Guido D. Neri, titolo originale: La Structure du Comportament, copertina di Bruno Munari.
pp. 368, Milano
“Lo scopo del nostro studio è di comprendere i rapporti di coscienza e natura organica, psicologica o anche sociale. Per natura intendiamo qui una molteplicità di eventi esterni gli uni agli altri e connessi da rapporti di causalità”. Così Maurice Merleau-Ponty presenta l’argomento di questo libro nella Introduzione; ed il libro si situa infatti in quella linea problematica sviluppata dal pensiero esistenzialista, per cui l’uomo appare definibile solo rispetto al suo essere-nel-mondo. Ma, come nota Alphonse de Waelhens nel saggio preposto a questa edizione, “gli autori più risoluti a identificare l’esistenza con l’essere-nel-mondo, hanno trascurato per lo più o hanno evitato di descriverci quella particolare entità mista che
è la coscienza umana”. In Heidegger il problema pare già risolto e in verità non viene posto nel momento in cui il filosofo si pone a descrivere le modalità dell’esistenza quotidiana.
Quanto a Sartre, se pure ha proceduto a una critica serrata delle precedenti teorie della sensazione, e ha sviluppato uno studio sistematico della corporeità, tuttavia ha inserito queste ricerche nel quadro generale di una ontologia che, sottolineando l’opposizione dell’In-sé e del Per-sè, rinnova fatalmente il dualismo cartesiano di sostanza estesa e sostanza pensante.
Il grande merito di Merleau-Ponty è stato invece quello di agitare, con una profondità e una finezza forse uniche nella storia della filosofia contemporanea, il problema della percezione e della corporalità, lo studio dell’essere-nel-mondo come un rapporto fluido e ambiguo, sempre aperto e rinnovantesi, in cui è impossibile irrigidire in poli distinti spirito e materia, anima e corpo, coscienza e realtà esterna. Così nei due volumi Le structure du comportement, che è del 1942, e La phénoménologie de la perception, del 1945, il filosofo fonda, attraverso una analisi della “coscienza in situazione”, una nuova antropologia. Apparentemente i due libri hanno lo stesso soggetto: se è vero, come sostiene Merleau-Ponty, che l’uomo viene situato immediatamente dalla sua esperienza naturale in un mondo di cose e che il significato di tale esperienza consiste per lui nell’orientarsi tra queste cose e nel prendere posizione, la descrizione del comportamento dell’uomo e della sua percezione della cosa ci riconducono a un medesimo oggetto. Ma in effetti i due libri descrivono due tipi di esperienza diversa: la Phénoménologie si pone sul piano dell’esperienza naturale e ingenua già descritta dall’ultimo Husserl, di quel mondo anteriore alla conoscenza di cui la conoscenza parla sempre, e che sta alla conoscenza come il paesaggio reale alla carta geografica che lo rappresenta. La structure du comportement invece, raccoglie l’immagine che le principali scuole di psicologia sperimentale, soprattutto la psicologia della forma e il behaviorismo, danno del comportamento umano; e questa immagine viene discussa, analizzata, dimostrata incompatibile col quadro ontologico che, sia pure senza avvedersene, le dottrine discusse implicano. È singolare che l’autore abbia scritto prima questo libro, che si pone a livello dell’esperienza scientifica, e poi il secondo, che discute invece l’esperienza naturale immediata, anteriore a quella scientifica, preliminare e fondante rispetto a essa. E tuttavia l’ordine voluto dall’autore sarà utilmente rispettato anche dal lettore: prima di introdurci a un modo nuovo di vedere le cose, l’autore ci aiuta a comprendere la debolezza delle interpretazioni tradizionali, e le insidie filosofiche nascoste sotto le apparenti investigazioni obiettive.
Per la mole del materiale discusso, per la penetrazione dell’argomentazione, per gli orizzonti che ha aperto alla discussione filosofica, La struttura del comportamento si presenta dunque come un classico della filosofia contemporanea e come un’occasione per avvicinare nel suo nucleo vitale il pensiero di uno dei filosofi più vivi e problematici del nostro tempo.
Una filosofia dell’ambiguità, di Alphonse de Waelhens
INTRODUZIONE – Il problema dei rapporti di coscienza e natura
IL COMPORTAMENTO RIFLESSO
- I. – La concezione classica del riflesso e le sue ipotesi ausiliarie
- II. – L’interpretazione del riflesso nella Gestalttheorie
I COMPORTAMENTI SUPERIORI
- I. – La riflessologia di Pavlov e i suoi postulati
- II. – Il «settore centrale» del comportamento e il problema delle localizzazioni
- III. – Le strutture del comportamento
L’ORDINE FISICO, L’ORDINE VITALE, L’ORDINE UMANO
- I. – La struttura in fisica
- II. – Le strutture vitali
- III. – L’ordine umano
LE RELAZIONI TRA L’ANIMA E IL CORPO E IL PROBLEMA DELLA COSCIENZA PERCETTIVA
- I. – Le soluzioni classiche
- II. – Non v’è alcuna verità nel naturalismo?
Opere citate
Argomenti: Analisi, Comportamento, Natura Umana, Psicologia, Scienze Umane, Studio Pratica e Ricerca,