La Spada del Contadino – Canti Popolari Cinesi dalle Guerre dell’Oppio a Oggi
Autore/i: Nebiolo Gino
Editore: Sansoni Editore
unica edizione, introduzione dell’autore.
pp. 304, Firenze
La storia della Cina è tutta percorsa dai lamenti dei contadini, dalle loro collere e dalle loro ribellioni: contro l’oppressione dei signori feudali e delle tasse, contro la schiavitù e la fame, contro l’esosità dei mercanti e degli usurai, contro la figura medesima dell’imperatore che, smessi i panni del buon padre, finisce per apparire come un tiranno.
Durante l’arco immenso di quattromila anni è sempre lo stesso contadino che soffre e lotta per la sopravvivenza, ma fino al secolo scorso la sua voce non ci è mai pervenuta direttamente, bensì sempre filtrata attraverso l’opera di “riscrittura” poetica compiuta dai letterati. E proprio per questo motivo la poesia cinese – pur toccando vertici ineguagliati di perfezione formale – non ha però mai assunto il carattere di poesia etica, civile o epica: i poemi descrivevano il popolo, ma al popolo non si rivolgevano. Soltanto in epoca relativamente recente – dopo il 1919 – si è tentato un recupero dei canti realmente “popolari”, quelli che solo la tradizione orale aveva mantenuto in vita – ancora intatti a distanza di secoli – nei più remoti angoli delle campagne. Nacquero allora le prime antologie, e il contadino cinese – di quei canti autore e protagonista – irruppe con prepotenza sulla scena. La vita di ogni giorno appariva infine in tutta la sua cruda realtà: non solo dura e faticosa, ma totalmente disperata, tale da racchiudere in sé i germi della rivolta. La Cina non aveva mai avuto una poesia epica “colta”, ma da quei canti sorgeva una nuova epica, la sola possibile: quella di chi, indifeso e oppresso come il contadino, può usare le uniche armi, l’unica spada, a lui concessa – la parola e il pensiero.