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La Risata degli Oppressi

La Risata degli Oppressi

Vita di un’intoccabile

Autore/i: Viramma; Racine Josiane; Racine Jean-Luc

Editore: Nuova Pratiche Editrice

traduzione di Massimo Caviglione.

pp. 372, nn. illustrazioni b/n, Milano

«Stamattina sono andata a trovare nonno Muniyin, il più vecchio di tutti noi:
“Nonno, ci chiamano paria. Paria: tu lo sai perché ci chiamano in questo modo?”.
Mi ha risposto scuotendo la testa:
“Ascolta! In origine, gli esseri divini regnavano sull’universo. Poi a loro sono succeduti gli uomini. A quell’epoca non c’erano caste.
Oppure, se preferisci, ce n’erano due: gli uomini e le donne. Da quando gli umani hanno preso possesso dell’universo, si è posto il problema della divisione”.»

Il ceto più umile della società indiana è costituito da uomini e donne che venivano un tempo definiti “intoccabili”, perché impuri. Chiamati “figli di Dio” dal Mahatma Gandhi, oggi, sempre più spesso, vengono detti dalit, “gli oppressi”. Nell’India sudorientale sono i paraiyar. Trasformando questa parola, i viaggiatori europei coniarono un nome che ancora oggi suona come una condanna inappellabile, perché segnata dalla nascita: paria. Viramma è un’”oppressa”; vive a Karani, un villaggio del Tamil Nadu vicino a Pondicherry, a sud di Madras, ha dato alla luce dodici figli, lavora nei campi per una famiglia di possidenti e presta opera di levatrice. È analfabeta, come la maggior parte dei paria, ma ha un talento straordinario per la narrazione e ha trovato chi trascrivesse in queste pagine la storia della sua vita, dall’infanzia fino al presente. Scandito dal ritmo dei lavori agricoli, dai riti della religione, dal mistero della nascita e della morte, il racconto di Viramma da corpo con straordinaria vividezza alla realtà quotidiana di un villaggio dell’India sudorientale: il ruolo della donna e dell’uomo, la famiglia, lo sfruttamento e la fatica, la miseria, le caste, le tensioni sociali, ma anche i momenti della gioia, della festa e del desiderio. La risata, che punteggia le parole di Viramma, è l’espressione di un’umanità che non si piega, consapevole della propria dignità e del proprio destino. Questo umorismo, talvolta amaro e sprezzante, non manca mai di sprigionare la sua forza di liberazione, di proiettare il raggio dell’intelligenza e della lucidità, della vitalità e del senso pratico. Intessuta di un linguaggio colorito, a volte sguaiato e sempre efficace, la testimonianza orale di Viramma, in lingua tamil, è stata raccolta in lunghi anni di registrazioni da Josiane Racine, che insieme a Jean-Luc Racine l’ha trascritta e riordinata, annotata e commentata. Il risultato è questo libro unico che, oltre a rivelarci i segreti di una saggezza secolare, lascia intravedere le possibilità di cambiamento di un grande paese.

Josiane Racine, tamil di Pondicherry, svolge lavoro di ricerca presso l’École pratique des hautes études, a Parigi. Il suo campo d’indagine è la cultura popolare dell’India meridionale, con particolare attenzione per la tradizione orale.

Jean-Luc Racine, suo marito, direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique, conduce presso l’École des hautes études en sciences sociales ricerche economiche e geopolitiche sull’India contemporanea, argomento su cui ha pubblicato numerosi saggi.

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