La Realtà dello Zazen
Il cammino verso se stessi
Autore/i: Kosho Uchiyama Rōshi
Editore: Ubaldini Editore
introduzione e traduzioni dall’edizione originale in tedesco e francese da François-Albert Viallet con la collaborazione di Sadao Nakano, traduzione italiana condotta sulla versione francese da Melina Caudo.
pp. 112, nn. illustrazione b/n, Roma
Questo libro non può essere letto come una fonte di informazione scientifica, né come una poesia. Si tratta di un testo di meditazione, talvolta presentato con il sorriso, ma la cui sottintesa gravità, non lascia alcun dubbio.
Un grande maestro (Roshi) giapponese di Zen, nostro contemporaneo, ci parla in questo libro dell’esperienza dello Zazen, quale è vissuta nei monasteri giapponesi. Si tratta dunque di un libro interamente “giapponese” nel quale lo Zen ci viene spiegato per così dire “dall’interno”, cioè a partire dal pensiero e dall’esperienza.
L’esercizio dello Zen è definito come «vivere a partire dalla realtà del Sé»; lo Zen è interpretato come realizzazione in sé della realtà della Vita quale è. Il fondamento del Buddhismo infatti è la realtà della vita come si afferma in maniera assoluta al di là di tutte le definizioni.
Il cammino del Soto Zen, di cui lo Zazen è lo stadio preliminare, non è affatto il tentativo di costruire una nuova forma di “Io”. Non vi si cerca nemmeno di eliminare a poco a poco istinti e illusioni; non vi si insegue una speciale esperienza mistica; il Satori non è specialmente cercato; il Roshi rifiuta coloro che vogliono fare dello Zen una mistica. La profondità dell’antico oriente non consiste soltanto nella negazione della ragione umana; non è un perdersi in una nebbia di anti-intellettualismo e di non-definizione. La profondità dell’Illimitato si trova al di là della ragione. È come il cielo limpido e senza nuvole.
Abate di Antai-ji, monastero Soto situato alla periferia di Kyoto, Kosho Uchiyama Roshi è perfettamente qualificato per questa introduzione al Soto Zen. Il suo monastero è considerato il più serio del genere: secondo il traduttore, che vi ha soggiornato, ai duri esercizi di meditazione e del kinhin, al vitto più frugale, si uniscono gli studi più intensi. Ad Antai-ji non esiste cerimoniale rigido, non vi sono recitazioni né colpi del bastone d’esortazione (che è ritenuto un “giocattolo”). Ad Antai-ji, al posto della severità troviamo una gaiezza interiore che, da sempre, è stata l’espressione del Dharma vivente e vissuto.
Argomenti: Buddhismo Zen, Maestro Spirituale, Ricerca Interiore, Spiritualità, Studio Pratica e Ricerca,