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La Preistoria

La Preistoria

Alla ricerca del paradiso perduto

Autore/i: Camps Gabriel

Editore: Bompiani

introduzione di Pierre Chaunu, prefazione dell’autore, traduzione di maria Cristina Pacinotti, revisione specialistica di Raffaele De Marinis.

pp. 408, nn. tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Milano

Gli studiosi della preistoria e della paleontologia s’interrogano da tempo sul momento cruciale in cui l’uomo fece la sua comparsa sulla terra. Non il momento dell’evoluzione compiuta, giacché l’evoluzione non si arresta mai, ma quello in cui fu superata la soglia oltre la quale comincia la storia dell’uomo.
Ma in cosa consiste esattamente questa soglia controversa? Nella conquista della stazione eretta, nel raggiungimento di una capacità cranica di 700 cm3, nella fabbricazione del primo utensile? O non è più corretto scegliere come fattore discriminante la comparsa delle attività dello spirito, rese manifeste dalla consuetudine di seppellire i morti, di elevare monumenti a potenze invisibili, di dedicarsi a produzioni artistiche impregnate di religiosità? Storici e sociologi preferirebbero forse collocare il punto critico in tempi a noi più prossimi, quando la grande “mutazione” del Neolitico portò all’instaurazione, meno di diecimila anni fa, di un’economia di produzione.
In ogni caso la testimonianza archeologica è inequivocabile: la progressione dell’“umanità” non può essere concepita come un cammino lineare e in continua ascesa a partire dai primi passi esitanti di una scimmia particolarmente dotata.
A questa angosciosa irregolarità del progresso umano si associa la conoscenza e la consapevolezza della morte, la cui interiorizzazione sviluppa in ogni epoca un fondamentale pessimismo. L’uomo continua a rimpiangere un’età dell’oro che non è mai esistita realmente in alcun luogo. Come ognuno di noi conserva in fondo al cuore la nostalgia della propria giovinezza, così ogni generazione custodisce l’immagine seducente del buon tempo antico. Il paradiso perduto è dunque la rappresentazione di un passato reso più allettante da una memoria poco obiettiva. Ma l’uomo non è naturalmente buono, né il progresso necessariamente cattivo. Il giardino dell’Eden diventa allora soprattutto un’aspirazione: la felicità infatti, che non può essere frutto del caso o della necessità, non “ sta necessariamente dietro di noi.
È questo lo spirito, la proposta originale avanzata da Gabriel Camps nel presente volume, un testo che la critica non ha esitato a definire “unico” perché, per la prima volta, viene offerto al lettore, specialista e non, il panorama mondiale della preistoria umana in uno stile che, nel solco della più classica storiografia francese, rende la lettura appassionante e avvincente come in un romanzo.

Gabriel Camps, docente all’Université de Provence, direttore del Laboratoire d’Anthropologie et de Préhistoire des pays de la Méditerranée occidentale, è uno dei più insigni specialisti della preistoria mediterranea e africana. Nato in Algeria, è stato direttore del Centre de recherche d’Anthropologie, de Préhistoire et d’Ethnographie di Algeri dove ha animato la rivista Lybica e fondato un’importante collana di Mémoires. Ultimo direttore dell’Institut de Recherches sahariennes, ha condotto numerose missioni scientifiche nello Hoggar e nel Tassili n’Ajjer. Autore di molte opere sulla preistoria, cura attualmente l’edizione dell’Encyclopedie berbère (UNESCO) e dell’Atlas préhistorique du Midi méditerranéen francais (CNRS).

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