La Natura delle Città
Titolo originale: The Nature of Cities
Autore/i: Hilberseimer Ludwig
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Luciana De Rosa.
pp. 240, 17 illustrazioni b/n, Milano
L’urbanistica c’è sempre stata, ma solo dopo la rivoluzione industriale lo Sviluppo tecnologico e l’espansione della partecipazione democratica, è diventata quello che è oggi: studio e intervento su tutto l’ambiente fisico.
Non si occupa più solo del decoro delle città o del funzionamento dei loro servizi tecnici oppure dei loro monumenti si occupa di analizzare e comprendere i rapporti che intercorrono nel territorio urbanizzato tra i sistemi organizzativi e le forme, e di intervenire nel gioco complesso di questi rapporti iter indirizzare sistemi organizzativi e forme verso obiettivi prestabiliti.
In questo senso l’urbanistica oggi comprende l’architettura – come suo caso particolare, più contingente nello spazio e nel tempo – e si affianca ad alcune scienze umane – la sociologia, l’economia, la geografia, l’antropologia – tendendo a diventare scienza umana essa stessa. Le contraddizioni tra quello che era in passato e quello che è portata ad essere oggi, tra la sua connaturazione espressiva e la sua aspirazione scientifica, tra l’attacco degli innovatori e la reazione dei regressori, rendono indecifrabile dall’esterno il dibattito che si è svolto nell’ultimo mezzo secolo e le direzioni verso cui esso punta attualmente per il futuro. Ma selezionando con paziente critica è possibile ricostruire la linea coerente e continua di una fertile ricerca, concatenata, anche alla lunga e anche in modo indiretto, ma orientata verso un unico scopo di rinnovamento teorico e operativo.
La collana «Struttura e forma urbana» si propone di mettere in luce questa linea ricuperandola in quanto è stato prodotto da alcuni protagonisti principali nel recente passato e in quanto viene prodotto oggi da studiosi che individualmente o in gruppo portano avanti la ricerca verso i più interessanti sviluppi. Lo scopo principale della collana, nei confronti della cultura urbanistica italiana, è di contribuire alla chiarificazione del problema mettendo in circolo una serie
di precise informazioni che possano colmare almeno in parte il vuoto in cui attualmente sgusciano le diversioni della vecchia e della nuova accademia.
Ma la collana si propone di offrire informazioni, anche al di fuori del suo campo di specializzazione, a chiunque capiti di trovarsi di fronte all’urbanistica: ai politici e agli amministratori pubblici perché assumano consapevolezza delle conseguenze che possono avere le loro scelte sulla struttura e sulla configurazione dello spazio fisico; agli specialisti delle diverse scienze umane e delle discipline tecniche perché sappiano che cosa si può chiedere all’urbanistica e quali risposte essa può dare; ai lettori non specializzati perché possano individuare le ragioni della congestione funzionale, dell’inefficienza organizzativa, dello squallore di forme dell’ambiente in cui vivono e perché sappiano in nome di quali alternative ben concrete sia possibile rifiutarlo e chiederne uno migliore.
Ludwig Hilberseimer è stato uno dei più suggestivi esponenti del razionalismo tedesco. I suoi primi progetti di città «verticali» disegnati sulla fine degli anni ’20 avevano così colpito la fantasia dei suoi contemporanei da diventare forme di ispirazione per i fondali di film che, come Metropolis, minacciavano l’avvento di una civiltà meccanizzata e truculenta. In realtà l’incontro – su un approdo essenzialmente letterario – era reso possibile da quanto di vecchio e rassicurante e da quanto di nuovo e eccitante
era allo stesso tempo contenuto in quei progetti. Di vecchio: una persistente fiducia nell’autorità come forza risolutrice del disordine urbano e una ostinata affezione per gli ingredienti strutturali e formali neoclassici; di nuovo: la curiosità per le tecnologie più avanzate e un serio interesse per la metodologia scientifica. Anche per questa sua posizione di transito, Hilberseimer era tipico esponente del movimento razionalista di cui percorse tutte le tappe, passando attraverso la Bauhaus – dove fondò e diresse la sezione di pianificazione – e concludendo con l’esilio, dopo l’avvento di Hitler al potere. Prima di allora aveva pubblicato il Grossstadtarcbitektur, un compendio delle sue principali argomentazioni teoriche sulla città, articolate da un lato alla nozione di «azzonamento» esplorata in tutte le possibili implicazioni sul processo della crescita urbana, dall’altro alla ricerca tipologica data come sistema di unità autonome destinate a aggregarsi all’interno della organizzazione zonale per risolverla in termini strutturali e formali. Negli studi successivi, compiuti negli Stati Uniti, questa doppia linea continuò a svolgersi orientandosi assai presto verso un maggiore interesse per i problemi del territorio.
Durante questo periodo Hilberseimer produsse una sequenza di progetti di ristrutturazione regionale e pubblicò The New City e Tbe Regional Pattern. L’avvicinamento teorico, che nel primo libro tedesco rimaneva tutto centrato sul fenomeno urbano, veniva qui esteso alla considerazione di una scala più ampia con l’intenzione di includere il maggior numero dei fattori che agiscono sulla trasformazione dell’ambiente. La dilatazione del campo di analisi non produsse però un equivalente salto qualitativo nei concetti e negli strumenti operativi impiegati: sono ancora proposti telai di organizzazione zonale e unità tipologiche che differiscono dai precedenti solo nel fatto di essere più diffusi. L’impostazione metodologica si conserva tuttavia esemplare, e l’operazione ha in ogni caso il merito di concludere il quadro di un’esperienza
che aveva fornito preziosi contributi alla formazione di una scienza urbana. La natura delle città, ultimo libro americano di Hilberseimer, ridescrive tutti i passaggi della sua evoluzione e ne fornisce le motivazioni attraverso un’indagine storica penetrante e suggestiva.
Argomenti: Antropologia, Architettura, Storia dei Costumi, Urbanistica,