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La Mente Senza Catene – Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada

La Mente Senza Catene – Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada

Autore/i: Takuan Sōhō

Editore: Edizioni Mediterranee

pp. 136, Roma

Questo libro raccoglie tre celebri scritti dell’abate Takuan Sōhō: due sono lettere – “La Testimonianza Segreta della Saggezza Immutabile” e “Annali della Spada Taia” – mentre il terzo, “Il Chiaro Suono dei Gioielli”, tratta della natura e dell’essere umano, del modo in cui un samurai, un daimyo – o chiunque altro – possa conoscere la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è mero egoismo, e possa comprendere la fondamentale questione di sapere quando e come morire. Nell’insieme, i tre testi si rivolgono alla classe dei samurai e mirano a unificare lo spirito dello Zen con lo spirito della spada. I consigli offerti fondono insieme gli aspetti pratici, tecnici e filosofici che presiedono qualsiasi incontro. Considerati individualmente e in senso ampio, si potrebbe dire che la prima lettera tratta non solo della tecnica, ma di come l’ego si collega al Sé nel corso dell’incontro e di come un individuo possa diventare un insieme unificato. La seconda lettera, invece, affronta più in particolare degli aspetti psicologici del rapporto tra il sé e l’altro. L’estrema sinteticità delle idee dell’autore ha fatto sì che questi scritti siano sopravvissuti alla dissoluzione della classe dei samurai fino ad arrivare fino ai nostri giorni ed essere letti, in cerca di orientamento e ispirazione, dai moderni manager, oltre che da quanti si dedicano alla pratica delle arti marziali nella loro forma attuale.

Takuan Sōhō (1573-1645). Abate della setta Rinzai dello Zen, noto per la forza di carattere e lo spirito caustico, fu anche giardiniere, poeta, maestro del tè, autore prolifico e figura centrale della pittura e della calligrafia Zen. Secondo la leggenda, fu anche amico e maestro dell’artista e guerriero Miyamoto Musashi. A seguito di una disputa sulle nomine ecclesiastiche con il secondo shogun Tokugawa, nel 1629 venne esiliato in una lontana provincia del nord del Paese. Alla morte dello shogun, grazie a un’amnistia generale, poté tornare tre anni dopo e divenne, tra l’altro, confidente del terzo shogun Tokugawa.

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