La Letteratura Tardogotica – Arte e Poesia a Firenze e Siena nell’Autunno del Medioevo
Autore/i: Lanza Antonio
Editore: De Rubeis Editore
premessa dell’autore.
pp. 896, Anzio
In questo rivoluzionario saggio Antonio Lanza dimostra come nel periodo compreso tra il 1340 e il 1440 circa la letteratura volgare sia permeata da tali e tanti influssi tardogotici da poter essere definita “letteratura tardogotica”, Parallelamente alle arti figurative, anche la letteratura subisce infatti lo stesso naturale e indolore processo di trapasso da una maniera gotica (di cui la Divina Commedia, con la sua struttura pinnacolata, rappresenta l’espressione più tipica ed elevata) al linguaggio “fiorito”, nel quale gli stilemi gotici vengono estremizzati.
I connotati fondamentali della letteratura tardogotica sono lo scintillio delle immagini – lo stesso dei quadri di Gentile da Fabriano, di Lorenzo Monaco, di Gherardo Starnina, di Michelino da Besozzo, di Masolino, del Pisanello -, l’esasperata, minuziosa addizione di particolari e il sovramondo fastoso e dorato che fa da scenario. Al centro di questo microcosmo scollato dalla realtà campeggia sovrana la donna-luce (o donna-sole), creatura che irradia della sua sfolgorante luminosità un oleografico paesaggio miniaturizzato – descritto con un cromatismo vivido e brillante – aggirandosi deliziosamente tra lussureggianti giardini, con superbe fontane marmoree, ed interni sfarzosi. E il paesaggio ritratto dal Maestro del Giudizio di Paride nel magico desco del Bargello.
La produzione letteraria tardogotica, disimpegnata e d’evasione, costituisce la tipica espressione delle aspirazioni aristocratiche e della Weltanschauung mondana e paganeggiante dell’alta borghesia capitalistica, che aveva da tempo soppiantato il vecchio ceto nobiliare.
La città da cui muove (e dove si conclude) l’esperienza tardogotica è Siena, con Simone Martini e Folgère da San Gimignano, centro di cultura senese. Ma tra i fondatori della letteratura flamboyant un ruolo imprescindibile occupano il trevigiano Nicolò de’ Rossi, un apolide come il Petrarca, il Boccaccio, formatosi a Napoli – una delle capitali del gotico italiano -, il lirico cortigiano Fazio degli Uberti, attivo nelle corti settentrionali, e 1 fiorentini Franco Sacchetti e Manetto da Filicaia. Dopo una prima, feconda fase di intensa elaborazione, tra il 1370 e il 1440 circa si registra una vera e propria esplosione del fenomeno ad opera soprattutto del circolo culturale tradizionalista avverso agli umanisti; e non è un caso che Cino Rinuccini, Giovanni Gherardi e Domenico da Prato siano tra i principali scrittori flamboyant. In questo periodo non c’é genere letterario che non appaia permeato da elementi “internazionali”.
Con il trionfo dell’arte rinascimentale, classica e misurata, con il realismo icastico e drammatico di Masaccio, con il radicale antiaccademismo del Burchiello l’aprospettico mondo flamboyant si dissolve. Ma si tratta di un declino lento; lo dimostra la persistenza di elementi tardogotici in pittori come Paolo Uccello, Benozzo Gozzoli e Botticelli e in poeti quali Poliziano, Boiardo e Sannazzaro.
Il Lanza investe anche altri aspetti della civiltà tardomedievale, quali l’architettura privata, la moda femminile e la musica, cosicché il volume viene a costituire una pietra miliare per la storia della cultura e della letteratura dei secoli XIII-XV.
Antonio Lanza, docente di letteratura italiana nell’Università di Roma, direttore scientifico della De Rubeis e della Zauli Arti Grafiche, nonché della sezione dantesca della “Rassegna della letteratura italiana”, ha pubblicato i saggi: Polemiche e berte letterarie nella Firenze del primo Rinascimento (Roma, Bulzoni, 1989, 24 ediz.), Studi sulla lirica del Trecento (Roma, Bulzoni, 1978), Primi secoli (Roma, Archivio Guido Izzi, 1991), Firenze contro Milano. Gli intellettuali fiorentini nelle guerre con i Visconti (Anzio, De Rubeis, 1991); e le edizioni dei Lirici toscani del Quattrocento (Roma, Bulzoni, 1973-1975, 2 tomi), del Paradiso degli Alberti di Giovanni Gherardi (Roma, Salerno Editrice, 1975), del Milione di Marco Polo (Roma, Editori Riuniti, 1980; 2˚ediz. Studio Tesi), della Divina Commedia in collaborazione con Carlo Salinari e Sergio Romagnoli (Roma, Editori Riuniti, 1980; 2˚ediz. Studio Tesi), del Trecento novelle di Franco Sacchetti (Firenze, Sansoni, 1993, 44 ediz.), delle Vite di Dante e del Petrarca di Leonardo Bruni (Roma, Archivio G. Izzi, 1987), della Novella del Grasso Legnaiuolo (Firenze, Vallecchi, 1989), delle Rime di Cecco Angiolieri (Roma, Archivio G. Izzi, 1990), dei Pellegrini scrittori. Viaggiatori toscani del Trecento in Terrasanta (Firenze, Ponte alle Grazie, 1990), delle Rime di Tommaso Baldinotti (Roma, Archivio Guido Izzi, 1992) e del Giuoco d’Amore di Giovanni Gherardi (Roma, Zauli Arti Grafiche, 1994). Con Maurizio De Benedictis ha scritto L’Avventura di Marco Polo (Roma, Editori Riuniti, 1982) e con Enrico Ghidetti un’Antologia della Divina Commedia (Firenze, La Nuova Italia, 1992). Per la V Appendice dell’Enciclopedia Treccani ha firmato tutte le voci di Jazz, di cui è uno dei più noti esperti italiani.
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