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La Grande Vienna

La Grande Vienna

La formazione di Wittgenstein nella Vienna di Schönberg, di Musil, di Kokoschka, del dottor Freud e di Francesco Giuseppe

Autore/i: Janik Allan; Toulmin Stephen

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, prefazione degli autori, traduzione dall’inglese di Ugo Giacomini, titolo originale: «Wittgenstein’s Vienna».

pp. 316, Milano

«Era viennese, capite? Freud e tutto il resto…»: così, forse, potremmo riassumere una certa anglosassone perplessità di fronte a Ludwig Wittgenstein, professore a Cambridge. Si riconosceva in lui un residuo esotico, che ne faceva una sorta di aerolito nell’universo accademico del Trinity College: l’origine viennese era una timida giustificazione invocata davanti all’eterodossia di certi suoi detti, alla sua spinosa eccentricità. Una cosa appariva certa, tuttavia: Wittgenstein era inglese come filosofo; per il suo Tractatus logico-philosophicus era partito dalle idee e dai metodi di un Bertrand Russell e di un G.E. Moore; aveva proseguito e straordinariamente affinato le loro ricerche. Certezza, questa, che La grande Vienna di Janik e Toulmin revoca in dubbio. Dietro la figura di Wittgenstein professore a Cambridge viene squadernata, ai nostri occhi, la straordinaria città in cui l’autore del Tractatus era nato e si era formato; ecco dunque Vienna, tra il vecchio secolo e il nuovo: una città in cui vivono Sigmund Freud, Robert Musil, Arnold Schönberg, Karl Kraus, Oskar Kokoschka, Adolf Loos; in cui, nel giro di pochi anni, germinano la musica dodecafonica, l’architettura moderna, il positivismo logico e giuridico, la pittura astratta, la psicoanalisi. Lì cresce Wittgenstein, in una famiglia intelligentissima, terribile, funestata dal suicidio; in una casa frequentata da musicisti come Gustav Mahler o Bruno Walter, che amano discutere di filosofia kantiana o di Schopenhauer. Strano libro, questo di Janik e Toulmin! Potrebbe sembrare un ideorama della tarda Vienna asburgica; in verità esso svolge, in maniera addirittura stringente, una tesi precisa: Wittgenstein era un intellettuale viennese formatosi in un ambiente neokantiano in cui appariva naturale considerare logica e etica legate l’una all’altra e alla critica del linguaggio. Per convalidare il loro punto di vista, Jamik e Toulmin sono stati costretti a puntare l’attenzione su figure minori, come Fritz Mauthner; a sottolineare aspetti alquanto trascurati, come gli interessi filosofici di Schönberg; a individuare fortemente una figura mercuriale e guizzante come quella di Karl Kraus. La grande Vienna è diventato così un libro di scoperte e di piaceri intellettuali per tutti; per chi poi abbia interessi filosofici, esso resta una guida all’intelligenza genetica di Wittgenstein e del Tractatus.

Allan Janik ha conseguito il dottorato al Brandeis, Mass., e ha insegnato filosofia per quattro anni al La Salle College di Filadelfia. Attualmente risiede in Pennsylvania.

Stephen Toulmin è titolare della cattedra di filosofia all’Università di California in Santa Cruz. Conseguito il dottorato a Cambridge, ha insegnato filosofia al Brandeis e in Florida; è autore di cinque testi filosofici e coautore di tre libri di storia della scienza. Collabora con saggi e articoli a «Encounter» e a «The New York Revue of Books».

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