La Fine del Generale Custer – Come la Raccontano gli Indiani
Titolo originale: Custer’s Fall, the Indian Side of the Story
Autore/i: Miller David Humphreys
Editore: Rizzoli
premessa dell’autore, traduzione di Vittorio Di Giuro.
pp. 248, Milano
Nessuno oggi, meglio di David Hum-phreys Miller, è in grado di descrivere i costumi e le imprese dei pellerossa. Fin dall’estate del 1935, ancora studente di architettura e belle arti, cominciò a frequentarli, a passare le vacanze nelle loro riserve, a studiare il loro mondo. Vivendo con loro, imparò a esprimersi correttamente in dialetto sioux e nel linguaggio diacriptico degli indiani delle Pianure; divenne tanto di casa fra i pellerossa che fu adottato in quattro tribù (Teton Dakota o Sioux, Crow, Blackfeet e Kiowa). Per scrivere quest’opera senza precedenti sulla fine del generale Custer, David Humphreys Miller ci ha messo trent’anni: ha consultato minuziosamente i documenti dell’epoca e ha parlato a lungo con 71 indiani, vecchi guerrieri che avevano preso parte alla battaglia del Little Big Horn. Solo i sioux e i cheyennes potevano dire a Miller com’erano andate le cose, perché la sera del 25 giugno 1876, finita la battaglia, non era rimasto vivo neppure un bianco che potesse raccontare le ultime ore di Custer. «Anche le frasi messe in bocca agli indiani» afferma l’Autore nella prefazione «ripetono fedelmente quanto i miei testimoni ricordavano: non sono state abbellite da immagini poetiche o modificate da congetture personali». Ecco perché La fine del generale Custer è la prima ricostruzione fedele della pagina più sanguinosa nella storia della frontiera americana, la prima descrizione minuziosa di tutte le fasi della battaglia, ora per ora, minuto per minuto Completamente vero, dall’uccisione del ragazzo indiano da parte dei soldati bianchi, avvenuta all’alba fino al ritrovamento di Comanche, il cavallo di capitan Keogh, il librò di Miller è bello come un racconto e vale come un documento, sfata una leggenda per costruire la storia. La vera storia della battaglia del Little Big Horn, che agli occhi degli americani divenne il «massacro di Custer», quasi si trattasse di uno sterminio di civili inermi. La vera storia di Lunga Capigliatura Custer, che fu subito pianto come un martire e onorato come un eroe. Lui che da vivo era stato giudicato un arrivista deluso, da morto diventò sacro alla memoria nazionale e su di lui cominciarono a fiorire leggende. Forse nessun evento della storia americana ha mai affascinato tanto la fantasia popolare quanto l’Ultima Resistenza di Custer. Per gli americani essa finì col diventare il simbolo della tenacia e del coraggio che permisero la conquista del West. Per gli indiani costituì una pietra miliare: mai prima s’erano trovati così uniti e in così gran numero, mai prima erano stati tanto decisi a seguire le loro antiche tradizioni; né mai dopo di allora riuscirono a far fronte vittoriosamente al nemico bianco. Terminata la battaglia, per tutta la notte, echeggiarono nella vallata le voci dei guerrieri inneggianti alla vittoria: «Lunga Capigliatura… nessuno sa dove si trovi. / Piangono e lo cercano dappertutto. / E Lunga Capigliatura giace qui, sul Crinale». È l’ultimo canto di vittoria dei guerrieri sioux, che in pochi anni perderanno la loro indipendenza.
Argomenti: Libri vari,