La Filosofia della Retorica
Titolo originale: The Philosophy of Rhetoric
Autore/i: Richards Ivor Armstrong
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Beniamino Placido.
pp. 132, Milano
“Il punto di arrivo di una ricerca più che decennale nel campo della critica, dell’estetica e degli usi linguistici, e, al tempo stesso, l’applicazione rigorosa di un metodo di indagine al fattore fondamentale della comunicazione: il mezzo espressivo”.
Questo libro, pubblicato nel 1936, rappresenta nella produzione di I. A. Richards il punto di arrivo di una ricerca più che decennale nel campo della critica, dell’estetica, e degli usi linguistici, e, al tempo stesso, l’applicazione rigorosa di un metodo di indagine, che egli si costruì con lucida perseveranza fra continui ripensamenti e adattamenti, al fattore fondamentale della comunicazione: il mezzo espressivo.
Il quale, se è condizionato dalla serie di eventi che formano la nostra eredità culturale e linguistica e dall’interazione contestuale, può tuttavia venire controllato e in un certo senso modificato dalla nostra consapevolezza, resa più sensibile dall’esercizio e dalla pratica interpretativa. Non è un caso dunque che quest’opera sia il risultato di una serie di lezioni tenute al Bryn Mawr, e che rappresenti il “tentativo di ridar vita ad una vecchia disciplina”, la cui importanza, non foss’altro che per la funzione primaria che ha nei rapporti sociali si allarga però al di là dei confini già tanto vasti della comunicazione.
È vero che tutti ci dibattiamo ogni giorno fra incomprensioni ed equivoci e che non disponiamo ancora di nessun strumento attendibile per calcolare l’incidenza dei nostri difetti di comunicazione, sicchè una ricostruzione della retorica come indagine sui mezzi per giungere a tale rilevamento e per distinguere la comunicazione corretta da quella che non lo è, basterebbe da sola, come dice l’Autore nella sua prefazione, a giustificare il restauro dell’antica e ormai decaduta disciplina.
Ma v’è di più, cioè che una vera teoria dell’interpretazione, che voglia superare quelle tradizionali, fallaci o superficiali, ha delle affinità con la fisica ed è un vero e proprio ramo della biologia. Questo libro dunque, va inquadrato in una prospettiva più ampia nella quale rientra del resto l’intera opera del Richards, le cui doti di versatilità, ribellione antiaccademica e apertura intellettuale hanno inciso profondamente sulla cultura contemporanea e sugli studi letterari in particolare.
Ivor Armstrong Richards, nato nel 1893, è direttore della Harvard Commission on English Language Studies dal 1942. Le sue opere più importanti sono: The Foundations of Aesthetics (con C. K. Ogden e James Wood, 1922); The Meaning of Meaning (con C. K. Ogden, 1923, trad. it. Milano 1966); Principles of Literary Criticism (1924, trad. it. Torino 1964); Science and Poetry (1926); Practical Criticism (1929); Mencius on the Mind (1932); Coleridge on Imagination (1935); Interpretation in Teaching (1938); How to Read a Page (1942); Speculative Instruments (1955).
Prefazione
Prima conferenza
Introduzione
Seconda conferenza
Gli scopi del discorso e i tipi di contesto
Terza conferenza
La dinamica contestuale delle parole
Quarta conferenza
Alcuni criteri per le parole
Quinta conferenza
La metafora
Sesta conferenza
La metafora (continuazione)
Argomenti: Filosofia, Filosofia Occidentale, Linguistica, Logos, Natura Umana, Pensiero, Retorica,