La Felicità di Questa Vita – Esperienza del Mondo e Stagioni dell’Esistenza
Perchè la felicità appartiene alla nostra vita e noi a essa
Autore/i: Natoli Salvatore
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, prefazione dell’autore.
pp. 186, Milano
«Felicita di questa vita. Perchè? Perchè è qui, in questo mondo, che l’uomo ne fa esperienza ma ancor più perchè è la vita a essere felice. Se, come si è soliti pensare, la felicita la si gusta appieno nell’attimo, non va dimenticato che felice, in senso stretto, lo si può dire solo di una vita intera, pienamente compiuta: e, perchè questo accada, bisogna saper modulare insieme gioie e dolori, fallimenti e successi, bisogna saper tessere con Sagacia la trama della propria esistenza, disegnarne il ricamo.
La felicità, allora, più che fugace evento occasionale, è frutto della virtù, ma della virtù intesa nel significato originario di “abilità”, di “perizia” nel fronteggiare e aggirare le difficoltà. Per essere felici, gli uomini devono diventare in qualche modo “virtuosi” dell’esistenza, cosi come si definisce virtuoso un grande pianista, un acrobata e in genere tutti coloro che, a seguito di un lungo esercizio, sanno rendere facile il difficile, sanno trasformare le difficoltà in stimolo, sanno tramutare la fatica in bellezza, in opera d’arte. La virtù è dunque da intendere come un grande esercizio di stile, un’”estetica” dell’esistenza. In questo libro si parla della felicita in modo nuovo, e lo si fa percorrendo le tappe della vita (nascita, maturità, vecchiaia, morte), indagandone il senso e mostrando come esso si determini nelle relazioni tra gli uomini, nella relazione che ogni uomo deve intrattenere con se stesso, nella tensione feconda e mai estinguibile tra desideri e razionalità. Parlare di felicità penetrando nelle pieghe della vita significa quindi parlare di affetti, delle regioni estreme” della gioia e del dolore, ma e di visioni del mondo, di etica, di politica, in breve riflettere su quella che la tradizione filosofica ha definito la “condizione umana”. L’intento è non solo di rendere il lettore più curioso della realtà che lo circonda, degli se stesso, ma di invitarlo a guardarsi in maniera diversa, o semplicemente a guardarsi, a non fuggirsi, a volersi più bene.»
Salvatore Natoli e docente di filosofia teoretica presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli studi di Milano-Bicocea. Tra i suoi libri ricordiamo: L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale (Feltrinelli 1989), La felicita. Saggio di teoria degli affetti (Feltrinelli 1994), Dizionario dei vizi e delle virtù (Feltrinelli 1996). Di recente ha pubblicato: Dio e il divino. Confronto con il cristianesimo (Morcelliana 1999) e Progresso e catastrofe. Dinamiche della modernità (Marinotti Edizioni 1999).
Prefazione. Linea vitae
I. Nascere Venire al mondo
Esisto perchè qualcuno mi ama
Io sono il desiderio
Prendo il bicchiere dal tavolo
Mi meraviglio, dunque sono
Darsi un figlio
O la torta o il gelato
Voglio ma non posso
Figli della terra
Ecologia della mente
II. Abitare la terra: le radici della morale
Sentirsi parte
Non posso vivere da solo
Appartenere a se stessi
Non sono Dio
Invento me stesso
Mi prendo a cuore
E istinto anche il mio pensiero
C’è un mostro dentro di me
III. Il grande stile: per un’estetica dell’esistenza
Il tempo e la cura
Cerco la sorgente della mia sete
Costruisco un tranquillo e bel viale dell’amicizia
Sono forte, ho coraggio
Le repubbliche ben temperate. Dal monopolio della forza al potere diffuso
IV. Felicità: realizzarsi nell’attimo o portare a compimento la vita?
In principio è la felicita
Tocco il cielo con un dito
Che cosa sento quando sono felice
Felicità e struggimento
Felice è una vita intera
V. Experimentum crucis: la prova del dolore
Il linguaggio del dolore
Danno e senso
Il dolore spegne il valore della vita
Sommerso o salvato?
Perchè proprio a me?
Sofferenza e colpa
Il dolore innocente
La sofferenza dei bambini
Il dolore inflitto
VI. Della vecchiaia
Vecchiaia: culmine o tramonto?
La vecchiaia é nelle nostre mani
La sindrome dello specchio
I «vecchi giovani»
I «vecchi vecchi»
VII. Ars moriendi o della bella morte
La carrucola che cade nel pozzo
Muoio nell’altro che muore
Perdere il mondo
La morte nel cuore della vita
Essere per la morte
Il nostro ordinario morire
Il silenzio e la memoria
Buona vita, bella morte
Note
Argomenti: Autocoscienza, Autorealizzazione, Esistenza,