La Biblioteca di Hitler – Che Cosa Leggeva il Führer
Titolo originale: Hitler’s Private Library
Autore/i: Ryback Timothy W.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
unica edizione, prefazione e postfazione dell’autore, traduzione Nicoletta Lamberti, collana: Le Scie, in sovraccoperta: Hitler al Berghof.
pp. 268, ill. in b/n f.t., Milano
…Una biblioteca privata è testimone permanente e credibile del carattere del proprietario…
Che libri leggeva il giovane soldato portaordini Adolf Hitler, durante i brevi momenti di tregua, nelle fangose trincee della prima guerra mondiale? Da dove trasse l’ispirazione per scrivere il Mein Kampf, un’opera tanto ambiziosa quanto modesta sotto il profilo teorico? E con quali letture vegliò insonne nelle ultime, angosciose notti passate nel bunker di Berlino, quando la capitale del Terzo reich era ormai ridotta a un cumulo di macerie? Grazie a una lunga e appassionata ricerca fra titoli introvabili, pagine gualcite dall’uso e dal tempo, e le testimonianze di chi condivise la sua tragica e sciagurata avventura, Timothy W. Ryback ripercorre la vita e la carriera politica del dittatore nazista attraverso i libri che ne sostanziarono le idee e le passioni, i pochi dubbi e le incrollabili certezze. E i risultati sono a dir poco sorprendenti. Si scopre, infatti, che quest’uomo dedito all’azione, di formazione scolastica lacunosa e di ortografia incerta, fu un lettore vorace e onnivoro, che si vantava di leggere un volume a notte. Alla fine arrivò a collezionare oltre sedicimila, custoditi prevalentemente nelle sue residenze private a Berlino, Monaco e sull’Obersalzberg. Ammonticchiati sugli scaffali convivevano in apparente promiscuità i romanzi popolari di indiani e cowboy di Karl May, i saggi filosofici di Fichte e Schopenhauer, le profezie di Noistradamus, biografie di sovrani tedeschi e prussiani come l’ammiratissimo Federico il Grande, i gialli di Edgar Wallace, trattati di occultismo, astrologia e magia ma anche di armi e balistica, libelli antisemiti, guide turistiche, manuali di architettura, pittura, religione, testi di alimentazione vegetariana e prontuari vari, compreso un libretto intitolato L’arte di diventare oratore in poche ore. E non mancavano diverse copie dei capolavori più amati, come Robinson Crusoe (nel quale Hitler percepiva lo sviluppo dell’intera storia dell’umanità), Don Chisciotte, La capanna dello zio Tom. La maggior parte di questi libri sono andati perduti o dispersi, ma quelli superstiti vengono minuziosamente indagati da Ryback riga per riga, per scovare sottolineature, glosse e note di lettura del Führer, o dediche sui frontespizi di quelli ricevuti in dono, insomma tutti gli indizi che consentano di arricchire il ritratto interiore del leader politico tedesco che mise a ferro e fuoco l’Europa e che, subito dopo la morte, è stato imbalsamato nello stereotipo del genio del male. Malgrado tutto quanto è stato detto e scritto su Hitler e il nazismo, in ogni lingua e in ogni paese, forse è proprio questo viaggio fra i libri della biblioteca privata di un uomo semicolto che può condurci alle vere radici di quelle suggestioni letterarie, filosofiche, culturali da cui trasse origine e alimento la più feroce e aggressiva ideologia totalitaria del ventesimo secolo.
Timothy W. Ryback è uno storico e direttore dell’Istituto per la giustizia storica e la riconciliazione a L’Aia. In precedenza ha ricoperto la carica di viceministro generale dell’Académie Diplomatique Internationale di Parigi, nonché direttore e vicepresidente del seminario globale di Salisburgo. Precedentemente, è stato docente di Concentrazione di storia e letteratura all’Università di Harvard.
Prefazione: L’uomo che bruciava i libri – dell’autore
- Letture al fronte, 1915
- Il mestiere di mentore
- La trilogia hitleriana
- Il filosofo perduto
- Guerre di libri
- Ispirazione divina
- Letture al fronte, 1940
- La storia della seconda guerra mondiale vista da Hitler
- Aspettando il miracolo
Postfazione – Il destino dei libri – dell’autore
Appendici
Fonti bibliografiche
Ringraziamenti
Fonti iconografiche
Indice dei nomi