Jukebox all’Idrogeno
Titolo originale: The Hydrogen Jukebox
Autore/i: Ginsberg Allen
Editore: Ugo Guanda Editore
terza edizione, con testo a fronte, introduzione, traduzione dall’inglese e cura di Fernanda Pivano.
pp. 480, Parma
La fama di Alien Ginsberg scoppiò improvvisa mentre nel mondo anglosassone, forse nel mondo intero, l’arbitro della poesia era ancora T.S. Eliot. Ginsberg si richiamava a tutta un’altra famiglia di autori; a quelli che avevano scelto non il classicismo e la poetica del «correlativo oggettivo», ma il canto istantaneo e disteso, non il controllo, ma il libero sgorgare di energie mentali: dietro il suo «Urlo», non è difficile vedere il ribellismo misticheggiante di Blake e, più vicine, le enumerazioni di Whitman, mediato da Pound e Williams, come nota Fernanda Pivano la cui ormai classica traduzione viene qui presentata. Nei versi di Ginsberg, risuonano non soltanto la protesta e lo scandalo, ma anche un modo di sentire lo spazio e il tempo che, a dispetto delle apparenze, è romantico sin nel midollo, legato a una disperata necessità di trasformazione incessante di se stessi e del mondo. Il lettore di oggi avvertirà ancora la potenza essenziale di certi attacchi: «Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia…»; rivedrà quell’America on the road di corse in metropolitana dal Battery al Santo Bronx, di «squallide stanze ammobiliate» di «copulatori estatici e insaziabili con una bottiglia di birra»; si scontrerà con la presenza, nel cuore dell’America, di quel Moloch la cui mente è puro macchinario, il cui sangue è denaro che scorre, le cui dita sono eserciti; e si stupirà ancora di come questo poeta dalla prosodia biblica, ora sincopata ora salmodiante, sa trovare la grazia leggera di un testo come «Canzone»: «Il peso del mondo / è amore». Il «Kaddish per Naomi Ginsberg», il bellissimo lamento per la madre morta, inizia con l’eco dei blues di Ray Charles e del poema di Shelley in morte di Keats: ecco, il lettore di oggi può provare a rileggere Jukebox all’idrogeno (oggi che un juke-box e una bomba all’idrogeno sono quasi antiquariato) alla luce di due tra i motivi di ispirazione più duraturi: il jazz, e una disperata giovinezza romantica.
Giuseppe Conte
Alien Ginsberg è nato nel 1926 a Paterson, nel New Jersey. Dopo gli studi alla Columbia University, iniziò una vita irregolare ed itinerante in California. L’impegno politico progressista e il dichiarato uso di droghe gli procurarono in patria difficoltà con la legge, e una larga notorietà internazionale. La qualità della vasta produzione poetica (oltre che saggistica) lo colloca oggi ai vertici dei valori letterari in America. Nel catalogo Guanda, Primi blues.
Argomenti: Letteratura, Poesia, Racconti,