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Itinerari Etruschi

Itinerari Etruschi

Autore/i: Melani Vasco; Nicosia Francesco

Editore: Libreria Editrice Tellini

edizione interamente rivista e aggiornata, introduzione di Valeriano Cecconi.

pp. 400, riccamente e interamente illustrato b/n, Pistoia

Dall’introduzione di Valeriano Cecconi:
“Gli etruschi sono di moda. Anni fa (prendiamo gli anni cinquanta) se avessimo posto a qualsiasi persona (anche alla gente colta) alcune domande sugli etruschi, l’avremmo posta in imbarazzo. La cultura era ferma alle imprese di Porsenna e alla leggenda di Orazio Coclite.
Ora le cose sono cambiate. Intere scolaresche vanno in pellegrinaggio a Populonia, Cerveteri, Roselle, Veio, Vulci. I rotocalchi danno ai «segreti degli etruschi» lo stesso spazio riservato alle dive del cinema. I quotidiani, spesso, annunciano, in prima pagina, il rinvenimento di tombe del sesto o del quinto secolo avanti Cristo. Scrittori famosi, sulla scia del D’Annunzio di «Forse che si forse che no», si sentono attratti dal fascino degli etruschi.
Sentiamo Curzio Malaparte: «Le vere città degli etruschi sono le necropoli. Le città dei vivi non erano che sobborghi di quelle dei morti… Gli etruschi hanno allargato i confini del mondo dei vivi sino a ineludervi il mondo dei morti. Hanno introdotto nella antichità classica il concetto della morte come suprema conquista dei piaceri della vita, come conquista di una giovinezza immortale. Si sentivano destinati alla morte, come altri popoli si sentono destinati alla potenza e alla gloria. Si può dire di loro che nascevano vecchi e morivano giovani. La loro esistenza era come una marcia funebre verso la gioventù, verso un’età incorruttibile». Giorgio Bassani apre «Il giardino dei Finzi Contini» con la descrizione di Cerveteri. Una famiglia visita un sepolcro, ad un tratto una bambina domanda al babbo: «Papà, perché le tombe antiche fanno meno malinconia di quelle più nuove?». Questa la risposta: «Gli etruschi è tanto tempo che sono morti; è come se non siano mai vissuti, come se siano sempre stati morti». Eppure sono vissuti (e bene, per giunta).
Ma chi erano gli etruschi? Sulle origini di questo popolo gli studiosi si sono sempre sbizzarriti. Fino a poco tempo fa i pareri erano discordi. Alcuni «specialisti» e cioè gli etruscologi parlavano di origine fenicia o lidia. Altri, in base agli scavi ed alle scoperte, sostenevano che gli etruschi erano scesi in Toscana dalle Alpi.
Ebbene recentissimi studi testimoniano che gli etruschi non sono mai immigrati, ma sono sempre stati nello stesso posto. Gli etruschi insomma sono originari del luogo dove la storia li incontra per la prima volta. Gli etruschi non sono venuti in Italia, non sono «venuti di fuori»: la loro civiltà è stata la prima grande civiltà dell’Italia. Queste cose le diceva già Dionisio di Alicarnasso, storico greco del periodo augusteo.[…]”

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