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Istoria del Concilio Tridentino – 2 Volumi in Cofanetto

Istoria del Concilio Tridentino – 2 Volumi in Cofanetto

La presente edizione riproduce il testo critico di Giovanni Gambarin negli «Scrittori d’Italia», Bari 1935

Autore/i: Sarpi Paolo

Editore: Sansoni Editore

seconda edizione, introduzione di Renzo Pecchioli, in sovracoperta volume 1: Riunione di calvinisti (da un quadro del XVI secolo), in sovracoperta volume 2: Il Concilio di Trento (da un quadro di scuola del XVI secolo).

vol. 1 pp. XXXIII-476, vol. 2 pp. 477-1088, Firenze

«… la grandezza storica del Sarpi consiste innanzi tutto nella struttura stessa dell’opera, nell’impostazione generale. Il Sarpi non si è limitato a far la cronaca del concilio, sebbene ci dia anche questa, molto diffusa. Egli ha concepito il concilio come il filo centrale di tutta la storia politico-religiosa del tempo, organizzando intorno ad esso i fatti concernenti la separazione protestante, le lotte per una riforma della Chiesa, le relazioni fra Chiesa e Stato, più particolarmente fra papato e impero, i contrasti in seno alla Chiesa fra clero secolare e regolare, fra vescovi e pontefice, fra le diverse correnti teologiche. Materia vastissima che il Sarpi padroneggia sovrano, intreccio complicatissimo in cui egli non perde mai il filo… Basterebbe questo alla grandezza storica del Sarpi. Ma occorre aggiungere che la sua stessa unilateralità e passionatezza – che nessuno pensa a negare – ha ben altro significato che quello di pura e semplice partigianeria. Essa unilateralità consiste soprattutto nel vedere il concilio – fatto religioso – come un semplice contrasto di forze politiche… Deformazione, sia pure. Ma deformazione di un lato reale capitale».
D’altra parte per il Sarpi «non si tratta… soltanto di combattere la potenza politica del pontefice e del clero a pro dello Stato, ma di constatare la distanza intercedente fra la Chiesa dei suoi tempi e quella primitiva; di ricondurre cioè, almeno in ideale, la Chiesa di Cristo alle ispirazioni religiose originarie… La Istoria del Concilio Tridentino del Sarpi appartiene alla categoria di quelle opere – rarissime – che rivivono tutto un grande periodo storico secondo una concezione propria, organica, della società e della storia; e che pertanto segnano un momento nello sviluppo della coscienza umana».
Luigi Salvatorelli (dall’Introduzione di Renzo Pecchioli)

«Molti attendevano con ansia, a Venezia e fuori, la fine della stesura dell’Istoria per servirsi di un’opera tanto autorevole come strumento di polemica anticattolica e antiromana. In particolare il re d’Inghilterra, Giacomo I, seguiva costantemente i progressi del lavoro del Sarpi attraverso i resoconti dei suoi ambasciatori a Venezia e non risparmiò in varie occasioni larghe assicurazioni di protezione e di aiuto al servita purché accondiscendesse a far pubblicare l’Istoria in Inghilterra. Finalmente, il 30 luglio 1616, l’ambasciatore Henry Wotton scriveva al Re comunicandogli di aver letto il manoscritto dell’opera e di averlo trovato di grande interesse: “Essa contiene molte cose rare mai scoperte prima, e sicuramente sarà di grande beneficio per la Chiesa Cristiana se potrà essere pubblicata in italiano e in latino”. Tuttavia, data la titubanza e i timori del Sarpi, la spedizione del manoscritto in Inghilterra non fu subito possibile. Solo nel 1618, quando l’indebolirsi della posizione anglicana di fronte al cattolicesimo fece apparire necessaria una sollecita pubblicazione dell’Istoria in Inghilterra, i vari fascicoli dell’opera, via via trascritti e trasmessi dal Sarpi e dal Micanzio all’agente inglese Nathanael Brent, giunsero segretamente e per vie fidate a destinazione. A Londra l’Istoria venne infine pubblicata nel 1619 presso lo stampatore reale Bill, sotto il nome di “Pietro Soave Polano”, chiaro anagramma per “Paolo Sarpio, Veneto”. Il titolo era il seguente: Historia del Concilio Tridentino, nella quale si scoprono tutti gl’artificii della Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, e della Chiesa si trattasse; la precedeva una lettera-dedicatoria a Giacomo I di Marc’Antonio De Dominis, ex arcivescovo di Spalato, passato nel 1616 al protestantesimo, che dichiarava di aver pubblicato l’opera all’insaputa del suo autore, diffondendo così una versione delle vicende dell’Istoria che è stata chiarita nella sua falsità solo recentemente, grazie agli studi di Miss Fr. Yates e di G. Cozzi».
Dall’Introduzione di Renzo Pecchioli

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