Io Sono Quello
Conversazioni col maestro
Autore/i: Sri Nisargadatta Maharaj
Editore: Ubaldini Editore
a cura di Sudhakar S. Dikshit, traduzione inglese del marathi di Maurice Frydman, traduzione di Sergio Trippodo.
pp. 424, Roma
Scoprite ciò che non siete. Corpo, sentimenti, pensieri, idee, tempo, spazio, essere e non essere, questo o quello. Non siete niente di concreto o astratto che potete indicare. Dovete osservare voi stessi e la vostra mente, attimo per attimo, senza lasciarvi sfuggire nulla.
Nisargadatta Maharaj non era un uomo istruito. Non faceva riferimento a nessuna autorità, citava raramente i testi, non faceva sfoggio di erudizione; l’abbagliante ricchezza dell’eredità spirituale e di pensiero dell’India era come implicita in lui. La sua vita, come il suo insegnamento, era all’insegna della semplicità e dell’umiltà. Non proponeva un sistema, una teologia, una psicologia, o una filosofia. Eppure, vedeva con disarmante lucidità negli altri e in se stesso.
Vedeva quindi nell’essenza della realtà.
Questo libro, nella classica forma del dialogo tra discepolo e maestro, contiene il suo insegnamento.
Figlio di un qualunque contadino dell’India, piccolo commerciante a Bombay, Nisargadatta Mahraj, di cui non si conosce l’esatta data di nascita (probabilmente il 1897), visse fino alla sua mezza età la solita esistenza monotona e senza storia di un uomo qualunque: infanzia, giovinezza, matrimonio, discendenza.
L’incontro con un guru fu però il punto di svolta. Ma non si pensi che la sua vita ne venne trasformata. Certo, per i primi anni, abbandonata la famiglia e gli affari, divenne una specie di mendicante, un pellegrino tra i numerosi e diversi luoghi sacri dell’India. Percorse a piedi nudi la strada fino all’Himalaya, dove aveva stabilito di trascorrere il resto dei suoi anni alla ricerca della vita eterna. Ma, non appena compresa la futilità di questo genere di ricerca, tornò sui suoi passi e rientrò in famiglia. Non c’era alcun bisogno di cercare la vita eterna: era sempre stata sua.
La sua convinzione rimase sempre la stessa, salda e semplice da capire a un livello superficiale, quanto difficile da comprendere e introdurre nel proprio modo di pensare e vivere, che le persone Vivono in un mondo in cui si identificano con il corpo-mente e non hanno il desiderio né il potere di abbandonarlo. Esistono soltanto per se stesse. Tutti i loro sforzi sono tesi al soddisfacimento e alla glorificazione dell’io, in una rincorsa estenuante della felicità, che però, per definizione, è sempre seguita come un’ombra dal dolore e dalla sofferenza.
Ebbene, con le sue parole dall’inusuale potenza, Nisargadatta Maharaj ci indica la via per rompere la catena.
Nisargadatta Maharaj (Maruti Kampli) nasce nel 1897 a Bombay. Si sposa, cresce quattro figli e per vivere fa il tabaccaio. A 33 anni conosce un maestro che gli insegna a concentrarsi sul mantra Brahmasmi (“Sono il Supremo”). Poco dopo si “realizza”. Resta nella sua casa a dialogare con chiunque lo raggiunga fino all’8 settembre 1981, anno in cui muore.
Argomenti: Cultura Indiana, Filosofia, Filosofia Orientale, Forza del Pensiero, Forza Spirituale, India, Maestro Spirituale, Orientalistica, Oriente, Spiritualità, Storia del Pensiero,