Io, Piccola Ospite del Führer
Autore/i: Schneider Helga
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, collana: L’Arcipelago Einaudi n° 86, in copertina: Hitler e Helga Goebbels, 1937.
pp. 136, Torino
È il senso profondo di Io, piccola ospite del Führer, il breve e intensissimo romanzo in cui Helga Schneider “torna a scavare nella memoria per raccontare un altro tassello di quella drammatica storia del Novecento di cui è da sempre appassionata testimone”. Già nei precedenti libri (Il rogo di Berlino, La porta di Brandeburgo, Lasciami andare, madre) ella aveva dato la versione infantile delle mostruosità, delle miserie e degli orrori della guerra. In questo ultimo libro dai ricordi dell’autrice emergono personaggi che difficilmente si dimenticheranno come la portiera del palazzo che è sempre pronta con le sue battute mordaci nell’affermare che la morte per fame è dolce e indolore: chi muore è fortunato perché si è tolto dalla merda di questa vita e di questa guerra. Pagina dopo pagina Helga Schneider, con narrazione naturale e una grande facilità d’espressione, riferisce della gita-premio concessa a lei, al fratello Peter e ad altri bambini “privilegiati” nel bunker, sotto la cancelleria del Reich, nell’ultimo inverno, prima della disfatta, per incontrare di persona il Führer. Il lettore entra con lei nell’atmosfera plumbea del bunker, attraversa quei corridoi illuminati da una luce spettrale, soffocanti per l’odor di muffa e diesel e scopre l’agghiacciante stupidità di chi lo abita. Niente come lo sguardo di un bambino è capace di denudare l’intollerabile protervia del potente. Quali erano le cose preziose che il Führer custodiva là sotto? Le salsicce, la carta igienica e il dentifricio… C’era altro nel bunker, ma per il bambino e la sorella, poco più grande di lui, quelli erano beni supremi in una Berlino sbriciolata e incendiata.
Argomenti: Libri vari,