Inni della Giornata
Autore/i: Aurelio Prudenzio Clemente
Editore: Zanichelli Editore
traduzione in versi con testo a fronte , introduzione e note di Elda Bossi, in copertina, la raffigurazione dell’Orante, da un affresco anonimo del IV secolo nelle catacombe romane della Vigna Massima.
pp. XXV-170, Bologna
Se pur viene dopo Ilario e Ambrogio come innografo della Chiesa delle origini, Aurelio Prudenzio Clemente – questo avvocato iberico salito da oscure burocrazie provinciali agli onori della corte teodosiana, e poi asceso anche sopra di questi con l’esclusiva dedizione a vita’ monastica e opera poetica – ha senz’altro recato, fra il IV e V secolo, il massimo contributo alla poesia della latinità cristiana, rinnovando, insieme, i modi e le forme della classicità romana. E gli Inni della Giornata ne sono l’espressione più schiettamente lirica.
Il Prudenzio delle Corone è già epico-lirico e preannuncia i cantari medievali. Quello della Psychomachia crea la moda del poema allegorico che durerà per secoli. E c’è, in altre opere ancora, un Prudenzio capace di dare nuova vita, dopo Lucrezio, al componimento didascalico. Qui nel «Libro d’Ore» – come talvolta si è chiamato il Cathemerinon tradotto – si riscopre sotto il teologo forse modesto un’anima sinceramente religiosa, il poeta vero, ricco di colore e di potenza effusiva.
Leggere i dodici Inni della Giornata – preghiere per le varie ore del giorno, o per le grandi festività, o per i più solenni momenti di vita del cristiano – e «impadronirsene» richiede una notevole conoscenza dell’Antico e del Nuovo Testamento. Da questi Prudenzio ha tratto i moltissimi elementi narrativi con cui sviluppa e arricchisce i propri spunti lirici; e poiché spesso la Bibbia è purtroppo mal conosciuta, si è creduto, in questa versione, di abbondare in nota nelle citazioni, anche a rischio di apparire prolissi.
Le note, tuttavia, sono raccolte tutte in fondo al volume, così che la lettura dei versi non venga disturbata da continui richiami, spesso superflui, per i tanti che già hanno dimestichezza col testo biblico.
Elda Bossi, poetessa e scrittrice dagli interessi estremamente vari, appassionata studiosa di filologia classica e moderna, ha speso buona parte della sua attività nel tentativo di rendere in poesia italiana poesia di tempi e luoghi diversi, ogni volta accompagnando la traduzione con un approfondito studio dell’autore e dell’opera. In questo campo, la sua prima, giovanile fatica è l’Ifigenia in Tauride di Euripide, uscita nei «Classici Antichi» di Vallecchi, molti anni dopo rimaneggiata, e data sulle scene dei maggiori teatri classici dall’Istituto del Dramma Antico. Vengono poi la versione nel metro originale della Chanson de Roland, di nuovo Euripide con Ippolito, e la poesia latina col Catullo dei Canti d’amore per Lesbia e con Fedro, entrambi pubblicati fra i «Poeti di Roma» di Zanichelli.
Infine, dopo una breve incursione fra i moderni angloamericani, questo Prudenzio, ancora zanichelliano.
In copertina, la raffigurazione dell’Orante, da un affresco anonimo del IV secolo nelle catacombe romane della Vigna Massima.
Argomenti: Liturgie, Nuovo Testamento, Religioni e Culti Misterici, Riti, Vecchio Testamento,