Indizi Terrestri
Titolo originale: Zemnye Primety
Autore/i: Cvetaeva Marina Ivanovna
Editore: Ugo Guanda Editore
prima edizione, a cura di Serena Vitale, traduzione di Luciana Montagnani, collana; Quaderni della Fenice 68.
pp. 208, Milano
«…E ancora una preghiera: trovatemi un editore per un libro di prose, Indizi terrestri, – appunti moscoviti 1917/fine 1919.
C’è Mosca, la Rivoluzione, mia figlia Alja, i miei sogni, pensieri, osservazioni, incontri – una sorta di diario dell’anima e degli occhi… Lo scoglio di questo libro: la controrivoluzione, l’odio per gli ebrei, l’amore per gli ebrei, la glorificazione dei ricchi, la vituperazione dei ricchi, e, nonostante un’indubbia simpatia per la guardia bianca, un pieno tributo di ammirazione nei confronti di alcuni irreprensibili comunisti vivi… In poche parole: l’editore, come la mia gabbia toracica, deve poter contenere TUTTO. Qui tutti sono coinvolti, tutti incolpati e tutti giustificati. È il libro della VERITÀ».
(Da una lettera di Marina Cvetaeva a A. Bachrach, 9 giugno 1923).
Marina Ivanovna Cvetaeva nacque a Mosca nel 1892. Durante l’infanzia soggiornò a lungo all’estero, in Italia e in Germania. Segnata da una precoce vocazione, nel 1910 pubblicò la prima raccolta di poesie, Album serale, cui seguiranno La lanterna magica (1913), Verste I, Lo zar-fanciulla, Poesie per Blok, Congedo (1922), Mestiere (1923), Dopo la Russia (1928). Gli avvenimenti dell’ottobre 1917 la separarono dal marito, Sergej Efron, che aveva sposato nel 1912, e che, dopo la rivoluzione bolscevica, militava nella «guardia bianca». La Cvetaeva, sola con le due figlie, visse a Mosca una vita estremamente precaria eppure creativamente intensissima, finché nel 1922 raggiunse Efron: prima a Berlino, poi in Boemia. Dal 1925 visse in Francia, in un crescente, tragico isolamento, fino al 1938, anno del ritorno in URSS. Il 31 agosto 1941, a Elabuga, dove l’aveva portata l’ondata dell’evacuazione bellica, Marina Cvetaeva morì suicida.
Oltre alle già citate raccolte liriche, la Cvetaeva, la cui creazione è parte organica, seppure forzatamente separata, della grande poesia russa novecentesca, ha lasciato un vastissimo e prezioso retaggio di poemi, cicli lirici, pièces, saggi critico-memo-rialistici, epistolari, prose diaristiche.
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