In Siberia
Titolo originale: In Siberia
Autore/i: Thubron Colin
Editore: Ponte alle Grazie
traduzione di Alessandro Peroni e Luisa Corbetta.
pp. 306, Milano
Il solo modo per riscoprire la magia del viaggio è smettere di fare i turisti-consumatori e tornare ad essere pellegrini. Colin Thubron è un maestro di questa via. Si avvicina alla Siberia in paunta di piedi, con religiosa curiosità e compassione. Il risultato è un rispettoso, commovente, eccezionle racconto sul cuore oscuro di una delle più grandi, più dimenticate fatte di terra e di umanità. (Tiziano Terzani)
Verso sera il vento cala, ed entriamo in un vuoto dorato. È questa la Siberia originaria, penso: la Siberia sfuggente, infinita, che perdurava come un incrocio geografico negli ochhi dei primi viaggiatori. Il suo vuoto apparente era una lavagna pulita su cui scrivere. Per secoli sollevò dicerie e leggende, evocò ideali, suscitò paure. Persino il suo nome – una fusione mistica tra il mongolo siber, “bello, puro” e il tartaro sibir “terra addormentata” – suggeriva l’immagine di un altrove vergine e in attesa. Hegel la collocò addirittura fuori dei confini della storia: troppo fredda e ostile per ospitare per ospitare una vita significativa.
È solo da pochi anni che per la prima volta i viaggiatori stranieri possono muoversi all’interno della Siberia senza troppi problemi.
Risalendo il grande flume Enisej fino all’Artico, attraverso le montagne che increspano la Mongolia, e poi a est verso il fiurme Amur, il Pacifico e il gulag abbandonato nella Kolyma, Colin Thubron ha viaggiato sulla Transiberiana, ha navigato i fiumi, ha preso autobus e camion di passaggio, muovendosi tra i popoli che più hanno risentito del collasso del comunismo e della frantumazione dell’Unione Sovietica.
Sul suo percorso ha incontrato buddisti e animisti, sette cristiane, comunisti reazionari e quello che rimane di un fumoso progetto di Stato ebraico in Asia; e stato nel luogo dove hanno assassinato l’ultimo zar, al villaggio di Rasputin, nelle tombe degli antichi sciti preservate dal ghiaccio e sulle rive del Bajkal, il lago più profondo e antico del mondo, percorrendo qualcosa come 24.000 chilometri attraverso la regione terrestre più selvaggia e più crudamente violentata dall’uomo. Vivido e appassionato, ma anche pervaso di una sottile vena di umorismo, il racconto del viaggio di Thubron è anche e soprattutto l’incontro con un popolo che, uscito a pezzi dalle rovine del comunismo, e entrato in una dimensione privata dalle forme più diverse, spesso incredibilmente strane.
Dopo i suoi primi libri sul Medio Oriente (Damasco, Libano e Cipro), Colin Thubron ha esplorato in macchina la Russia occidentale ancora ai tempi di Breznev, raccontandola in Viaggio tra i russi. Quindi si e spinto nelle regioni più remote della Cina, che ha descritto in Oltre la Muraglia (e per il quale ha ricevuto il Premio Hawthornden e il Thomas Cook Travel Book Award), e nell’Asia centrale, che ha raccontato o il cuore perduto dell’Asia.
Autore anche di numerosi romanzi pluripremiati, quando non e In viaggio Thubron vive a Londra.
Argomenti: Civiltà Nordiche, Memorie, Popoli Nordici, Viaggio,