Il Vuoto alle Spalle – Storia di Ettore Castiglioni
Autore/i: Ferrari Marco A.
Editore: Edizioni Corbaccio
prima edizione, prologo dell’autore, in copertina: Ettore Castiglioni.
pp. 224, Milano
«Ettore Castiglioni morì quando il suo cuore si era consumato, in un’alba buia e piena di vento, proprio come aveva previsto e scritto nel suo diario, tanti, tanti anni prima. Credo fu soprattutto per questo, e dopo aver osservato le immagini raccolte in una serie di fotografie, che mi misi sulle sue tracce. Iniziai a sentire il racconto di alcune decine di testimoni, figli e nipoti di chi lo aveva conosciuto da vicino. Poi ascoltai la voce stanca di un’anziana regina che oggi vive nella stessa terra d’esilio di quei mesi tra quarantatré e il quarantacinque. Cercavo un indizio, un segno sulle fotografie, e così poco a poco l’ho visto liberarsi nel gioco di certi movimenti lenti, di certi modi gentili che tutti mi avevano descritto. Ettore Castiglioni era un uomo di trentacinque anni, alto e atletico. Aveva il viso scavato, magro, i baffi curati, gli occhi dolci e neri, e passava notti intere al suo pianoforte a mezza coda sulle note di Ce qu’a vu le vent d’ouest di Claude Debussy. Anche per questo immagino le sue mani da pianista e non da rocciatore, nonostante alla montagna egli avesse dato il meglio della vita.»
«Finiva l’estate, e un vento crudo accompagnava lo sguardo nello spazio divenuto trasparente. Tutt’intorno all’alpeggio del Berlo si accumulava il solito disordine di cime, di pareti, di creste mentre il mondo e la sua storia carica di lutti se ne stavano là in basso, invisibili, infondo alla lunga strada sterrata.»
Ettore Castiglioni morì nel marzo del 1944, a trentacinque anni, esattamente come aveva previsto e annotato nel suo diario tanto tempo prima. Figura emblematica dell’alpinismo fra le due guerre fu esploratore solitario, scrittore, straniero in ogni luogo tranne che sulle montagne. Ne Il vuoto alle spalle Marco A. Ferrari ci presenta, però, un Castiglioni inedito dove l’alpinista si fonde con l’intellettuale e con il partigiano. L’uomo che, rifugiatosi con i compagni in una baita in alta Vagelline dopo l’8 settembre, guida attraverso le montagne profughi in fuga dal fascismo. Giorno dopo giorno, mettendo a repentaglio la vita tra scalate e lunghe marce in alta quota, la sua missione pare possa continuare indisturbata fino a quando, in un clima di crescente eccitazione, qualcosa va storto. Dopo un primo periodo di prigionia in Svizzera, Ettore Castiglioni viene catturato nuovamente oltre il confine: senza pantaloni, senza scarponi, con i ramponi legati ai piedi nudi, fugge nella notte. Lo troveranno alcuni mesi dopo sul ghiacciaio del Forno, a un passo dalla salvezza, morto congelato. Castiglioni ci viene raccontato sia attraverso brani del suo diario sia attraverso le testimonianze dei suoi compagni e amici. Ma è soprattutto attraverso la ricostruzione che Ferrari fa non tanto degli avvenimenti, quanto delle motivazioni che spinsero l’alpinista verso morte certa, che Castiglioni emerge nella sua interezza e nella sua complessità di uomo. Ed insieme a lui uno spaccato della nostra storia così recente eppure così poco conosciuta.
Marco A. Ferrari è nato a Milano nel 1965. Oggi vive a Torino dove dirige il mensile Alp e collabora con la casa editrice Einaudi. Scrive su diversi settimanali italiani e stranieri. Nel 1993 ha curato i diari di Ettore Castiglioni usciti con il titolo Il giorno delle Mésules e nel 1996 ha pubblicato con notevole successo di critica e di pubblico Freney 1961, un viaggio senza fine.
Argomenti: Biografie, Personalità, Racconti, Storie di Vita,