Il Sublime
Autore/i: Dionigi Longino
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione, prefazione, note e indici di Elisabetta Matelli, presentazione di Giovanni Reale.
pp. 228, Milano
Il trattato sul Sublime, un piccolo gioiello della letteratura greca di età imperiale, contiene una delle più antiche, e senz’altro la più importante, riflessione classica sulla natura della bellezza letteraria, rappresentata dalla parola hýpsos, «vetta» o «apice», e metaforicamente «sublime».
Il fine dell’opera è didattico e pratico: l’autore si propone infatti di insegnare «come noi possiamo elevare le nostre doti naturali» al punto da poter creare un’opera così elevata che innalzi alla propria vertiginosa altezza l’animo di un lettore o di un ascoltatore. I suoi precetti non sono meramente tecnici: li sostanziano infatti due attitudini naturali quali la magnanimità (che si apre ad una prospettiva metafisica) e la passione. Ma di più: come già osservò il primo traduttore francese dell’opera, N. Boileau (1674), en parlant du Sublime, il est lui-mesme tres-sublime.
L’Antichità classica e il Medioevo non si mostrarono generosi verso questo testo, a noi giunto attraverso un unico manoscritto bizantino, per di più lacunoso. Fu solo la traduzione del Boileau, poco più di un secolo dopo la prima edizione a stampa dell’originale greco (F. Robortello, 1554), che diede il via alla fortuna del Sublime e al suo impatto sulle teorie estetiche dell’età moderna. Proprio l’importanza vieppiù riconosciuta a questo antico trattato dalle moderne teorizzazioni sul Sublime rendeva necessarie una traduzione e un’esegesi che il più possibile si attenessero con fedeltà al testo greco, cercando di evitare ogni deviazione anacronistica: questo è stato appunto il fine principale della traduzione e del commento del Sublime di E. Matelli.
La curatrice ha già pubblicato articoli sull’idea di natura nel Sublime («Aevum Antiquum», I, 1988) e sui procedimenti logici, la tecnica dimostrativa e gli artifici retorici dell’opera («Aevum», LXII, 1988), oltre a un ampio studio rigorosamente filologico sulla struttura e lo stile dell’opera («Aevum», LXI, 1987) e può a buon diritto essere considerata uno dei migliori esperti di questo trattato. La Matelli premette alla traduzione, condotta sulla edizione oxoniense del Russel, un ampio e originale studio introduttivo, volto a evidenziare e svolgere le notizie e i dati del testo, senza sovrapporvi tematiche e criteri d’interpretazione ad esso estranei. Particolare sforzo è stato applicato al tentativo di collocare precisamente l’autore nella sua propria dimensione politica e culturale (il nome stesso, Dionigi Longino, si sostiene potrebbe essere autentico) e di mostrare che non solo egli scrive come teorizza, ma anche come il suo stile sia la miglior chiave interpretativa del suo pensiero.
Oltre a un’ampia bibliografia, le numerose note di commento illustrano i passi più difficili e le frequenti citazioni da autori antichi con cui Longino sostanzia la sua meditazione retorica ed estetica.
In sintesi il lavoro si presenta come un solido punto di riferimento per studiosi di estetica sia antica che moderna e per chiunque sia interessato a conoscere questo importante trattato.
Argomenti: Antica Grecia, Antiche Civiltà, Antichità, Cultura Greca, Letteratura, Trattati,