Il Sogno di Polifilo Prenestino
Autore/i: Calvesi Maurizio
Editore: Officina Edizioni
premessa dell’autore.
pp. 324, 144 figure b/n f.t., nn. ill. b/n, Roma
La Hypnerotomachia Poliphili, stampata a Venezia nel 1499, non è soltanto, come scriveva Domenico Gnoli, «la maggiore opera fantastica, il solo poema del secolo decimoquinto, il più bel libro illustrato del Rinascimento». È anche uno snodo di cruciale importanza per la cultura del Rinascimento, nel trapasso dal XV al XVI secolo, importanza che è commensurabile alla complessità: la storia dell’arte, dell’architettura, dell’antiquaria, l’emblematica e l’iconologia, la storia della filosofia, sono coinvolte in un testo che era stato soprattutto indagato sotto il profilo linguistico e letterario, mentre la parte illustrativa era oggetto di analisi separate.
Denunciando l’inconsistenza dell’attribuzione settecentesca, ma largamente accreditata ancora oggi, ad un religioso veneziano, e individuando l’autore del romanzo in Francesco Colonna signore di Preneste, questo libro restituisce l’opera al suo contesto culturale, che è quello dell’Accademia Romana di Pomponio Leto, in base poi anche ai confronti resi possibili dalla nuova attribuzione con il santuario prenestina della Fortuna Primigenia e con la letteratura antica ad esso pertinente, scioglie le dense allegorie del romanzo e ne riporta in luce i coerenti significati, che attraverso forme di «mitologia comparata» interpretano la classicità in chiave di un naturalismo epicureo ed orfico, celebrando la discendenza della famiglia Colonna dalla Grande Genitrice (Venere-Fortuna-Terra) e l’iniziazione di Polifilo alla Sapienza delle origini.
L’opera si arricchisce così di una nuova luce, che rischiara tutta una area dell’iconologia e del pensiero rinascimentali, offrendosi come punto di partenza per una serie di verifiche che potranno a lungo impegnare gli studi, essendo stata profonda l’influenza esercitata dal Polifilo così nell’ambito della cultura artistica romana, come di quella veneziana.
Questo libro sviluppa ampiamente un primo succinto saggio pubblicato dall’autore nel 1965. che è riportato in appendice.
Maurizio Calvesi è nato a Roma nel 1927. È titolare della prima cattedra di Storia dell’Arte Moderna nella Facoltà di Lettere di Roma. Si è occupato particolarmente di pittura e grafica moderne [Piero della Francesca, Baldassarre d’Este, Giorgione, Dùrer.
Michelangelo, Carracci. Peterzano, Caravaggio, Piranesi) e di arte contemporanea (studi sul Futurismo e le avanguardie storiche. avanguardie del secondo dopoguerra]. A cominciare dallo studio del 1955 sul «Sacro Bosco» di Bomarzo si è interessato all’indagine interdisciplinare e all’iconologia. Ha tenuto la critica d’arte del «Corriere della Sera» dal 1972 al 1977. Collabora regolarmente a «L’Espresso». I suoi libri più recenti: Architettura barocca a Lecce e in terra di Puglia (Bestetti 1970, con M. Manieri-Elia). Duchamp invisibile (Officina 1975), Avanguardia di massa (Feltrinelli 1978). Le arti in Vaticano [Fabbri 1980).
Argomenti: Cultura, Rinascimento,