Il Sabato – Il Suo Significato per l’Uomo Moderno
Titolo originale: The Sabbath. Its meaning for modern man
Autore/i: Heschel Abraham Joshua
Editore: Rusconi
terza edizione, traduzione dall’inglese di Lisa Mortara ed Elèna Mortara Di Veroli, Xilografie di Ilya Schor.
pp. 192, numerose xylografie monocrome, Milano
Erede diretto della tradizione chassidica mitteleuropea, trapiantato negli Stati Uniti durante la persecuzione hitleriana, Abraham Joshua Heschel ha rappresentato, nell’America opulenta del tardo secolo XX, la voce più intensa dell’ebraismo e, in una prospettiva più ampia, il vertice dell’adesione al sacro inteso come unica alternativa possibile alle tendenze distruttive della civiltà contemporanea. Di fronte alle opere mirabili dell’homo faber, e proprio nella terra che ne celebra i massimi trionfi, Heschel coglie in questo libro, scritto nel 1951 e già pubblicato in Italia nel 1972 dall’editore Rusconi, il senso ultimo e il nucleo della condizione umana: il rapporto tra spazio e tempo. Il Sabato, che espone in altissimo stile narrativo e aforistico le riflessioni teorizzate dall’autore nelle sue lezioni di etica e di mistica nel seminario ebraico di New York e sviluppate circolarmente attraverso una ricerca culturale di vastissimo raggio, esordisce osservando che «nella civiltà tecnica noi consumiamo il tempo per guadagnare lo spazio… Esiste un regno del tempo in cui la meta non è l’avere ma l’essere, non l’essere in credito ma il dare, non il sottomettere ma l’essere in armonia». Lo spazio, conquistato pervicacemente dalla civiltà tecnica, è anche il «monumento commemorativo» di ciò che, nel tempo, è perduto per sempre, archiviato come «il passato»: è il visibile, la cui funzione è di «sostegno all’amnesia». Soltanto l’invisibile può arrestare questa consumazione del tempo. L’ebraismo è, per sua vocazione perenne, votato alla ricerca dell’invisibile, e come tale è religione del tempo, e il rituale ebraico costituisce un’architettura del tempo. Il Sabato è la consacrazione di quell’architettura, e perciò è capace di fissare il tempo traducendolo in eternità. La civiltà tecnica è il prodotto del lavoro, è anche redenzione, e una sua radice è pur sempre presente nella Rivelazione scritturale. Ma le nostre vittorie, osserva Heschel, sono giunte a un punto tale da sembrare sconfitte. Dieci anni prima, nella stessa America di Heschel, Adorno e Horkheimer, partendo da diversissime premesse, scrivevano che la terra interamente illuminata risplende all’insegna di trionfale sventura. Voci disparate, ma convergenti: non dimostra, tutto ciò, che la civiltà tecnica è più vulnerabile culturalmente proprio là dove essa trionfa più visibilmente? E l’alternativa hescheliana tra avere ed essere non trova anch’essa una sia pure eterogenea conferma nelle parallele riflessioni di Erich Fromm?
Heschel, tuttavia, trae dall’enunciazione di quel nucleo essenziale un’ineguagliata libertà di linguaggio e di pensiero. Il tempo è definito, in modo traumatico, come la presenza di Dio nello spazio: «tra poco potremo ricostruire Las Vegas su Marte o Montecarlo sulla Luna», ma «il tempo è l’unica entità che si erga a confutare il falso senso di sovranità dell’uomo». Il Sabato è l’ineffabile istante della rinuncia all’avere, unica via per la totale riconquista dell’essere: il momento in cui lo spirito umano s’innamora dell’eternità.
Abraham Joshua Heschel nacque nel 1907 a Varsavia. Laureatosi a Berlino, fu chiamato all’insegnamento a Francoforte, succedendo a Martin Buber. All’inizio delle persecuzioni naziste fu costretto a rifugiarsi a Londra. Da qui si trasferì negli Stati Uniti, dove insegnò a Cincinnati. Dopo la guerra fu professore nel seminario teologico ebraico di New York, dove tenne la cattedra di etica e mistica ebraica. Autore di numerose opere di filosofia e di teologia morì a New York nel 1972.
Prologo: Architettura del tempo
PARTE PRIMA
- I. – Un palazzo nel tempo
- II. – Al di la della civiltà
PARTE SECONDA
- I. – Lo splendore dello spazio
- II. – Soltanto il cielo e null’altro?
- III. – «Tu sei uno»
- IV. – La presenza di un giorno
PARTE TERZA
- I. – L’eternità esprime un giorno
- II. – Intuizioni dell’eternità
- III. – Santità nel tempo
- IV. – Tu desidererai
- V. – Il tempo è la presenza di Dio nello spazio
APPENDICE
Argomenti: Cultura, Età Moderna e Contemporanea, Ideologia, Simbolismo, Tradizioni,