Il Risveglio della Shakti
Il potere trasformativo delle Dee dello Yoga
Autore/i: Kempton Sally
Editore: Verdechiaro Edizioni
traduzione di Carla Arosio.
pp. 448, nn. ill. b/n, Baiso (Reggio Emilia)
«Manca qualcosa di profondamente importante in un mondo in cui il potere del divino femminino non è compreso e le donne non sono in contatto con la loro Shakti.»
Come si fa a vivere una vita di risveglio spirituale, abbondanza esterna, libertà interiore e profonda intimità? Come si fa a servire il mondo disinteressatamente, ma celebrare la vita con passione? I sapienti tantrici sanno da secoli che quando si segue il percorso di Shakti – il sacro principio femminile personificato dalle dee dello yoga – questi doni possono manifestarsi spontaneamente. Quando conosciamo questi poteri per quello che sono, essi aumentano la nostra capacità di aprirci spiritualmente, di amare più profondamente e senza paura, di creare con maggiore padronanza, e muoverci nel mondo con abilità e gioia. In Il Risveglio della Shakti impareremo a riconoscere e a invitare (tra le altre):
- Kali, portatrice di forza, feroce amore e libertà selvaggia
- Lakshmi, che conferisce prosperità e bellezza
- Saraswati, per la chiarezza di comunicazione e l’intuizione
- Radha, che porta l’energia divina del desiderio spirituale
- Parvati, che risveglia la creatività e la capacità di amare.
Ricco di meditazioni, visualizzazioni, mantra, insegnamenti e storie ben raccontate, Il Risveglio della Shakti fornisce una guida pratica per attivare le correnti del divino femminile in ogni aspetto della vita.
Un estratto:
Capitolo 1
Una corona di disegno femminile
Le Dee incarnate
Io sono la regina sovrana, il tesoro di tutti i tesori, il cui respiro dà origine a tutti i mondi e tuttavia si estende al di là di loro – così grande sono io in magnificenza.
Devi Sukta (Inno di lode alla Dea) dal Ṛg Veda
Se ci dovrà essere un futuro, indosserà una corona di disegno femminile.
Aurobindo Ghose
Una notte di ottobre nell’India rurale, mi innamorai della Dea. Accadde la seconda notte di un festival chiamato Navaratri, che celebra il divino femminino nella guerriera Durga, colei che uccide i demoni di ego e avidità. Come molti festival in India, Navaratri è sia una grande festa che un’occasione per la comunione mistica con il divino. Le donne indossano le vesti più belle; i templi straripano di fedeli. Le notti sono piene di danze e racconti. Le persone hanno esperienze amplificate, anche visionarie, dell’energia che il festival evoca.
Quella notte eravamo raccolti in parecchie centinaia nel luccichio delle candele intorno a un’enorme statua di Durga alta più di due metri, seduta su una bianca tigre, col suo sari rosso, le braccia irte di armi. Io dovevo raccontare una delle mie storie mitologiche preferite: la storia d’amore della Dea Sati.
Ero entusiasta dell’opportunità di raccontare una storia – talvolta mi piace farlo – in un’atmosfera così carica di attenzione. Ma quando mi alzai per parlare, fui sopraffatta da una sensazione molto più grande dell’eccitazione. Fu una sorta di estasi, una profonda gioia pulsante che quasi mi distrusse mentre cercavo di dar forma alle parole della mia storia. In seguito avrei imparato a riconoscere questa sensazione come uno dei segni distintivi caratteristici della presenza della Dea. Il divino femminino ha un migliaio di nomi e un migliaio di caratteri, ma quando decide di rivelarsi a te, si presenta come estasi.
L’estasi è un sentimento difficilmente descrivibile e impossibile da ignorare. Ogni manciata di minuti dovevo smettere di parlare perché le lacrime minacciavano di spezzarmi la voce. Quando passò, sapevo che era appena accaduto qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita. Non fu solo la storia a compiere ciò. Ad ogni modo, ve la racconterò.
Al principio dei tempi, fu chiesto alla grande Dea, che crea il mondo e poi vive come mondo, di incarnarsi come Sati (Colei che è) per compiere il sacro matrimonio con il suo consorte eterno, Shiva. Senza la sua presenza Shiva non può agire nel mondo. Egli siede su un monte, perso in meditazione, disdegnando di portare a termine la sua funzione cosmica. Ciò crea caos nel cosmo. Perciò, le grandi divinità, Brahma il Creatore e Vishnu, colui che sostiene, si inginocchiano davanti alla Dea. La pregano, per la salvezza del mondo, di prendere forma di donna e, con le lusinghe, sottrarre Shiva dalla sua trance yogica. Daksha, una divinità primordiale minore, sarà suo padre.
La Dea accetta, ma solo a una condizione: ha sentito che uomini e dèi hanno cominciato a trattare le donne come proprietà, creature inferiori nella gerarchia cosmica. «Se accetto di divenire tua figlia» dice a Daksha «devi promettere di onorarmi come la Grande Dea. Se non lo farai, lascerò all’istante il mio corpo perché saprò che per me non è ancora giunto il tempo per agire pienamente nel mondo.»
Daksha umilmente accetta e Sati nasce nella sua casa. All’età di sedici anni sposa Shiva, strappandolo alla meditazione attraverso il fascino della sua irresistibile bellezza e il potere di creare beatitudine. Shiva è il principale outsider del pantheon hindu: signore dei ladri e degli yogi. Sciamano originario e yogi primordiale, egli risiede nel profondo delle foreste e delle montagne, accompagnato da fantasmi e folletti. E rifiuta di cambiare il suo stato di senza dimora solo perché ha una moglie. Così, per eoni, Shiva e Sati amoreggiano appassionatamente ed eroticamente sotto gli alberi o vicino ai ruscelli, nei sottili reami al di là delle nuvole e nelle grotte segrete delle montagne. Si adorano l’un l’altro con cosmica passione.
Poi cominciano i problemi. Sono passate alcune migliaia di millenni. Daksha ha lavorato fino a giungere a una posizione di potere come divinità alla guida dell’ortodossia religiosa. In questo processo ha dimenticato la promessa fatta alla Dea – e anche la vera natura di sua figlia. Disapprova il comportamento ribelle di Shiva e si sente personalmente minacciato dall’ovvio disprezzo di Shiva per le convenzioni. Daksha progetta un enorme rituale cosmico col fuoco che stabilirà per sempre le strutture religiose dell’universo. Invita ogni dio, titano, musico celeste, divinità serpente e ninfa dell’universo ma, in un attacco di celestiale malizia, deliberatamente non invia l’invito a sua figlia e al suo consorte.
Sati sente la notizia del giorno del sacrificio. È sbigottita oltre misura. Daksha ha compiuto l’impensabile: non solo ha insultato pesantemente il suo amato, ma ha disonorato la Madre del Mondo, il potere stesso della vita, senza il quale la religione non ha significato. Sati sa che non può rimanere in un mondo che non la riconosce: siede in meditazione, raccoglie il suo fuoco yogico interiore e invia la sua forza vitale nell’etere, lasciandosi dietro il corpo.
Quando la trova, Shiva impazzisce. Si getta sul suolo rituale e distrugge il sacrificio. Poi prende il corpo di Sati tra le braccia e si inoltra barcollando nei mondi. Dovunque porti il suo corpo, accadono terremoti e maremoti, i vulcani eruttano e le foreste si incendiano. Alla fine, gli dèi fanno l’unica cosa che possono per salvare l’universo: inviano il grande girovago Saturno perché tagli in pezzi il corpo di Sati. Non appena le parti del suo corpo cadono sulla Terra, diventano sacche fisiche di sacra estasi, reliquie terrestri. Per eoni, nelle grotte nascoste e dentro gli alberi, negli specchi d’acqua e nel cuore dei villaggi, la gente troverà la dea custodita nel suolo e nella roccia stessa. Il suo corpo è il sacrificio che infonde il divino femminino nella terra.
La storia, come l’ho raccontata, viene dalla tradizione Shakta, il ramo dell’induismo che adora la Dea come realtà suprema. Nelle versioni più tradizionali, Shiva è la figura principale della storia e Sati è descritta come una sottomessa sposa indiana che balza nel fuoco sacrificale poiché il marito è stato insultato. (Questa versione infatti ha un lato oscuro: divenne un modello per le vedove hindu che spesso, a imitazione di Sati, erano incoraggiate a immolarsi sulla pira funebre del marito) La versione Shakta rivela un modo molto più interessante di affrontare la storia. Essendo essa stessa una grande Dea, Sati ha il potere di scegliere se vivere o morire. Non lascia il corpo perché il marito viene insultato: lo lascia perché, come molti padri e il mondo convenzionale che egli rappresenta, Daksha ha mancato di onorare il suo potere e la sua indipendenza. Egli incarna l’incapacità patriarcale di vedere la divinità originaria del femminile. Essa se ne va perché sa che se la dignità del femminile non viene riconosciuta, la vera unione di maschile e femminile non è possibile. La storia rivela, più chiaramente di ogni altra nella mitologia orientale, il momento in cui il patriarcato rimosse l’adorazione della dea dai rituali convenzionali, lasciando che la Dea si nascondesse nei posti segreti della terra.
Poiché la Dea conosce la profondità del tempo, sa anche che la sua morte non è una vera fine, perché un giorno arriverà il momento giusto per reincarnarsi e, una volta ancora, congiungersi al suo consorte. In quel momento, forse, il mondo sarà pronto per lei.[…]
Sally Kempton da quasi mezzo secolo pratica, studia e insegna meditazione e filosofie spirituali. È autrice del bestseller La Meditazione per amore (ed. Verdechiaro). La sua più recente pubblicazione è Doorways to the Infinite, un audio-corso sul grande testo tantrico Vijnana Bhairava. Giornalista di successo, Sally ha abbracciato lo studio a tempo pieno e la pratica spirituale nel 1974. Come swami ha vissuto e studiato con Maestri illuminati dell’India e ha ricevuto la formazione nella tradizione dello Shivaismo del Kashmir. Gli insegnamenti di Sally combinano profonda conoscenza dei testi dello yoga e del tantra con la saggezza pratica della psicologia contemporanea e del pensiero integrale.
Ringraziamenti
Capitolo 1 – Una corona di disegno femminile: le Dee incarnate
Capitolo 2 – La grande narrativa tantrica: Dèi, Dee e mondi
Capitolo 3 – Durga: Dea guerriera della protezione e della forza interiore
Capitolo 4 – Lakshmi: Dea dell’abbondanza e della buona fortuna
Capitolo 5 – Kali: Dea della rivoluzione
Capitolo 6 – Parvati: Dea del matrimonio segreto
Capitolo 7 – Saraswati: Dea che fluisce come linguaggio, intuizione e suono
Capitolo 8 – Sita: Dea della devozione e della sottomissione mistica
Capitolo 9 – Dhumavati: la megera, Dea della delusione e del lasciar andare
Capitolo 10 – Radha: Dea dell’anelito romantico
Capitolo 11 – Chinnamasta: Dea della radicale trascendenza del sé
Capitolo 12 – Lalita Tripura Sundari: Dea della spiritualità erotica
Capitolo 13 – Bhuvaneshwari: Dea dello spazio infinito, Colei il cui corpo è il mondo…
Epilogo – Dialogare con le Dee
Appendice 1 – Le famiglie delle Dee e i loro consorti
Appendice 2 – Richiamare il potere del Mantra: quadro d’insieme
Appendice 3 – Quiz: il potere della Dea in azione
Appendice 4 – Che dea sei tu? Guida per un gruppo di lettura
Bibliografia commentata per letture di approfondimento
L’Autrice
L’Illustratore
Argomenti: Divinità, Femminilità, India, Orientalistica, Oriente, Spiritualità, Universo Femminile, Yoga,