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Il Processo di Gilles De Rais

Il Processo di Gilles De Rais

Titolo originale: Le procès de Gilles de Rais

Autore/i: Bataille Georges

Editore: Ugo Guanda Editore

prima edizione, traduzione Renzo Guidieri, collana: Biblioteca della Fenice n° 45.

pp. 312, Milano

La figura di Gilles de Rais ha senza dubbio lasciato un solco profondo nella storia e nella leggenda di Francia: maresciallo e signore di Rais, da compagno d’armi di Giovanna d’Arco passò rapidamente a quello status di sodomita e massacratore di bambini che gli avrebbe garantito una fama ininterrotta nel corso dei secoli. Più della vita pubblica, sono infatti i suoi abominevoli vizi privati a riempire le pagine di questo libro, gli omicidi e le torture perpetrate ai danni di circa duecento giovani mendicanti e bambini del contado, entrati ignari nelle stanze più recondite dei suoi castelli normanni per non uscirne mai più vivi. Un’epopea sanguinaria che affonda le radici nel passato del giovane Gilles, affascinato dal potere delle armi e addestrato alla cavalleresca scuola della rapina e dello stupro dal nonno materno. L’inchiesta di Georges Bataille, coadiuvata dal traduttore delle minute latine Pierre Klossowski, parte proprio dalla famiglia, per poi passare all’analisi del patrimonio, della carriera militare e dell’educazione del “mostro”, fino ad approdare all’ultimo atto: il processo e la condanna a morte sul rogo nel 1440, a trentasei anni. Accompagnato al patibolo da due ali di folla incredibilmente compassionevole, in virtù soprattutto delle lacrime versate durante la confessione di colpevolezza, ottenne dai giudici che il suo corpo, prelevato dalle fiamme prima che ne venisse divorato del tutto, fosse seppellito nella chiesa del convento dei Carmelitani di Nantes.
«…Gilles de Rais, accusato, di sua spontanea volontà e pubblicamente dinanzi a tutti confessò che, per causa della sua bramosia e per suo piacere sensuale, rapì e fece rapire tanti bambini da non saperne precisare il numero; i quali bambini egli uccise e fece uccidere e con essi commise il vizio e il peccato di sodomia; e disse e confessò che spandeva il suo seme nel modo più peccaminoso sul ventre di detti bambini, sia prima che dopo la loro morte, e anche mentre morivano; ai quali bambini qualche volta egli stesso, e a volte altri suoi complici (…) infliggevano diverse specie di torture: talvolta separavano la testa dal corpo a mezzo di spade, pugnali e coltelli, talaltra li percuotevano violentemente sulla testa con un bastone, o con altri oggetti contundenti, o ancora li attaccavano alla sua stanza con una pertica o a un gancio con delle corde e li strangolavano; e quando agonizzavano, egli commetteva con loro il vizio sodomitico nel modo suddetto». Era sabato 22 ottobre 1440 quando, di fronte al vescovo di Nantes, al vicario dell’inquisitore e ai giudici del tribunale, il maresciallo di Francia e cavaliere Gilles de Rais crollò definitivamente fra le lacrime. Undici anni prima, appena venticinquenne, a fianco di Giovanna d’Arco fu il più valoroso dei comandanti delle truppe, nella battaglia di Patay contro gli Inglesi, una delle più difficili di tutta la Guerra dei Cent’anni. Un eroe. Ricchissimo. Famosissimo e onorato dalla Francia intera. Eppure così orribilmente fragile, violento, crudele. Oggi si direbbe una personalità disturbata. Di sicuro, una delle figure più morbosamente affascinanti della storia.
Nell’analisi degli atti del processo (giunti a noi praticamente integrali) Bataille annoda i fili invisibili di una vita meravigliosa e spaventosa insieme e i fili di una società, quella feudale, in cui la morte era perfettamente inserita nella trama quotidiana, in cui religiosità e violenza camminavano fianco a fianco. Gilles de Rais era un mostro. Il fascino che un simile criminale può aver esercitato sul nietszcheano Bataille, al punto da dedicargli un saggio così articolato, è evidente: la storia di Gilles de Rais è quella di un mondo nobiliare in cui tutto è concesso, senza ragione, ma per puro diritto sugli umili. E quindi la sua tragedia rappresenta «l’impotenza della ragione», la sua sconfitta. È l’impossibile che si fa storia, a partire dalla forza malvagia del dispendio di vite umane e di ricchezze. La caduta nel vortice vizioso di erotismo perverso, religione tradizionale e satanismo ingenuo; la magnificenza e l’abisso (altro tema tipico di Bataille), la potenza dell’uomo in armi e la sua fragilità mentale, quasi infantile, la sociologia del mondo feudale che faceva della guerra un gioco e della vita altrui un passatempo, l’ossessione del prestigio pubblico, il pentimento pubblico e la conquista del cuore della folla; la teatralità allucinata dei gesti, anche nella morte; l’eccesso. Secondo l’atipico scrittore e filosofo francese, Gilles de Rais potrebbe quindi essere il prototipo, spinto alle estreme conseguenze, dell’uomo stesso.

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Introduzione

  • I. La tragedia di Gilles de Rais
  • II. Analisi dei dati storici

I documenti del processo di Gilles de Rais

Parte prima: Giudizio della corte ecclesiastica

  • I. Atti preliminari
  • II. Verbali delle udienze
  • III. Deposizioni dei testimoni

Parte seconda: Giudizio della corte secolare

  • I. Relazione ufficiosa dell’attività della corte
  • II. Inchiesta dei commissari del Duca di Bretagna
  • III. Verbali delle ultime giornate

Bibliografia

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Argomenti: Libri vari,

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