Il Poema Celeste
Titolo originale: Ilāhī-nāma
Autore/i: ’Aṭṭār Farīd al-Dīn
Editore: Rizzoli
prima edizione, a cura di Maria Teresa Granata, introduzione dell’autrice, in copertina miniatura di «Majnūn e Laylā» dal poema Niẓāmī.
pp. 496, Milano
’Aṭṭār Farīd al-Dīn, uno dei massimi poeti persiani, nacque a Nishapdr tra il 1120 e il 1140, e mori probabilmente durante l’invasione mongola, tra il 1190 e il 1230. Prima di convertirsi, curava la bottega di speziale del padre: era medico-profumiere; poi divento maestro spirituale e conobbe Rumi fanciullo. Dissero di lui: «Quanto a passione, tenerezza, ardore e pietà, era candela al suo tempo. Immerso nell’oceano del Sapere, pescatore di perle della certezza. Non c’è altro poeta pari a lui in eleganza, perchè le sue parole scaturiscono dalla penetrazione dell’invisibile». Insieme al famosissimo «Linguaggio degli uccelli», portato in teatro da Peter Brook, «il poema celeste» è il capolavoro di ’Attar. E una specie di «Mille e una notte» mistica: una lieve cornice raccoglie favole, racconti, storie quotidiane, apologhi, aforismi, meditazioni, leggende, che abbracciano il grande arco della civiltà ebraica-greca-cristiana-islamica, da Abramo a Giuseppe a Platone a Alessandro a Gesu a Maometto a Hartn al-Rashid. I grandi temi del libro sono il disperato e infuocato amore terreno – ombra dell’amore per Dio; il dolore, che ci rivela l’Altissimo; il peccato che attira la grazia («il luogo che conosce l’estrema arsura, attirerà a sè l’acqua senza fine»); la bellezza sovrana del mondo, multiforme e molteplice come il volto di Dio; la nobiltà di Iblis, il satana islamico; le infinite allusioni della conoscenza segreta; l’annullamento mistico, dove l’anima cancellata diventa la forma dell’unico Dio. Mai la mistica sufi – il cuore del vero Islam – ha avuto un’incarnazione cosi profonda, sottile e ironica: una leggerezza che nessuna letteratura religiosa d’Oriente ha mai eguagliato.
Argomenti: Letteratura, Misticismo, Poemi, Poesia, Spiritualismo, Sufismo,