Il Mito Tragico dell’Angelus di Millet
Con i saggi di Tommaso Trini e Armando Verdiglione
Autore/i: Dalí Salvador
Editore: Gabriele Mazzotta Editore
prima edizione, prefazione di Armando Verdiglione in collaborazione con Marco Focchi, traduzione dal francese di Tommaso Trini.
pp. 192, 73 tavv. b/n, Milano
«Nel giugno 1932… l’Angelus di Millet diventa “d’improvviso” per me l’opera pittorica più inquietante, più enigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che sia mai esistita…»
Con Il mito tragico dell’Angelus di Millet, che egli ha sempre considerato come il suo libro migliore, Salvador Dalí pone la sua ricca attività letteraria, aperta con La femme visible del 1930, allo stesso livello della produzione pittorica di «surrealista al cento per cento» cui deve la sua gloria maggiore.
Attraverso una straordinaria serie di associazioni istantanee nate da immagini deliranti, di identificazioni soggettive e di eventi oggettivi, Dall dispiega qui l’interpretazione paranoico-critica del celebre quadro di Jean-François Millet, le cui rappresentazioni simboliche sono analizzate in modo metodico col risultato di avviarci a sorprendenti verità… Che cosa sia il «metodo paranoico-critico», su cui Dalí ha sempre fondato la sua pittura, questo libro avvincente come un «giallo» lo rivela appieno per la prima volta: «un metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull’associazione critico-interpretativa dei fenomeni deliranti».
Scritto agli inizi degli Anni Trenta e rimasto per anni allo stato di manoscritto, Il mito tragico dell’Angelus di Millet è andato perduto durante l’occupazione nazista della Francia ed è stato ritrovato ventidue anni più tardi. E stato pubblicato perla prima volta nel 1963 in una tiratura limitata. Rispetto a quella edizione, la presente è arricchita di numerosi commenti dell’autore e di nuove illustrazioni.
Argomenti: Arte, Storia dell'Arte,