Il Mancato Dialogo tra Galileo e i Teologi
Autore/i: Viganò Mario
Editore: Edizioni «La Civiltà Cattolica»
pp. 256, Roma
Il Dialogo dei due Massimi Sistemi, in una forma appena velata e parecchio equivoca, l’unica possibile nelle circostanze nelle quali fu pubblicato, può rappresentare l’insistente richiesta rivolta da Galileo ai teologi perché, prima di dirimere l’apparente contrasto tra Scienza e Scrittura con la condanna del sistema copernicano, si procedesse ad un serio esame delle ragioni che militavano per l’una e per l’altra parte. Questa richiesta era già stata rivolta prima della condanna del 1616, in una forma molto aperta ed accorata, corroborata da considerazioni esegetiche che non avevano sollevato difficoltà da parte dei teologi che le avevano considerate spassionatamente.
Il fatto che i teologi procedessero con imperturbata sicurezza senza accettare il dialogo non deriva dalla loro fiducia nei testi scritturistici che non furono ripresi in esame; ma nella coscienza più o meno confusa, condivisa da tutto l’ambiente accademico del tempo, della profonda revisione che si sarebbe dovuto fare della concezione del mondo se si fosse accordato un valore realistico alla teoria copernicana, come pretendeva Galileo, e dalla facile evasione offerta dall’interpretazione strumentalistica che vantava una lunga tradizione storica ed era stata spesso invocata dai peripatetici rigidi nei confronti di Tolomeo.
I teologi, con parecchio ritardo, hanno fatto proprie le idee esegetiche di Galileo. Le idee epistemologiche dello scienziato fiorentino hanno dato luogo a dispute «sine fine», né la controversia può ancora dirsi conclusa; comunque filosofi e scienziati sembrano orientati verso le concezioni di Urbano VIII piuttosto che verso quelle di Galileo.
La costatazione non intende esprimere un giudizio di valore da parte dell’autore.