Il Linguaggio Moderno dell’Architettura
Giuda al codice anticlasssico
Autore/i: Zevi Bruno
Editore: Giulio Einaudi Editore
terza edizione, premessa dell’autore.
pp. 288, nn. illustrazioni b/n, Milano
Pochissimi sanno «parlare» e «leggere» l’architettura in termini attuali. Un solo linguaggio architettonico è stato finora codificato: quello del classicismo. L’architettura moderna, e con essa l’immenso patrimonio anticlassico del passato, viene paradossalmente considerata eccezione alla regola accademica, anziché linguaggio alternativo di piena, autonoma validità.
In una serie di polemiche «conversazioni» dirette agli architetti, ma soprattutto ai fruitori dell’architettura e dell’urbanistica, Bruno Zevi identifica e commenta le sette invarianti che, confutando i preconcetti classicistici di cui siamo succubi, offrono la chiave per intendere i messaggi contemporanei. Codice aperto, dinamico, non-finito, liberatorio, che sbocca nella visione di un habitat in cui fondono socialità ed arte, intervento creativo e Kitsch: ne emerge un panorama eretico e meraviglioso.
Il carattere provocatorio del saggio è annunciato dai due schizzi in copertina: piazza Venezia com’era, con la mole Torlonia a prolungamento del Corso e il fondale del palazzetto, davanti al quale poteva sorgere un monumento simile alla «mano aperta» di Le Corbusier; e la stessa piazza dopo lo sventramento che massacrò il cuore di Roma per dar luogo ad un faraonico, mostruoso scenario classicista.
Bruno Zevi, nato a Roma nel 1918, si è laureato in architettura presso la Graduate School of Design dell’Università di Harvard, presieduta da Walter Gropius. Negli Stati Uniti, dirige i «Quaderni Italiani» del movimento Giustizia e Libertà. Tornato in Europa nel 1943, partecipa alla lotta di liberazione nelle file del Partito d’Azione.
Nel 1945, mentre esce il suo primo libro, Verso un’architettura organica, promuove l’Associazione per l’architettura organica (APAO) e la rivista «Metron-architettura». Saper vedere l’architetturara risale al 1948; tradotto in undici lingue e premio Cortina-Ulisse per la critica d’arte, questo saggio ha raggiunto la decima edizione italiana.
Seguono, tra numerose monografie su architetti antichi e contemporanei, la Storia dell’architetturatura moderna del 1950, so, Architettura in nuce, voce dell’Enciclopedia Universale dell’Arte, del 1960, i saggi contenuti in Michelangelo architetto del 1964, Erich Mendelsohn: opera completa del 1970, Saper vedere l’urbanistica del 1971, che comprende la monografia su Biagio Rossetti, artefice di «Ferrara, la prima Città moderna europea», Spazî dell’architettura moderna del 1973, la più vasta documentazione esiste degli eventi architettonici e urbanistici dalla rivoluzione francese ad oggi; poi, la triade formata dal presente saggio, da Poetica dell’architettura neoplastica e da Architettura e storiografia del 1974. Bruno Zevi dirige dal 1955 la rivista mensile «L’architettura – cronache e storia» e cura una rubrica settimanale su «L’Espresso», i cui articoli sono raccolti nei volumi di Cronache di architettura. Professore ordinario di storia dell’architettura e direttore dell’Istituto di critica operativa della Facoltà di architettura di Roma, laurea honoris causa dell’università di Buenos Aires, è membro onorario del Royal Institute of British Architects e dell’American Institute of Architects, accademico di San Luca, vicepresidente dell’Istituto nazionale di architettura (In/arch).
Argomenti: Architettura, Estetica, Età Moderna e Contemporanea, Urbanistica,