Il Linguaggio della Psicologia
Autore/i: Mandler George; Kessen William
Editore: Società Editrice Il Mulino
a cura di Francesca Castellani, introduzione di Paolo Bozzi, prefazioni degli autori, traduzione di Gerardo Vignoli.
pp. 392, Bologna
La psicologia si è affermata come scienza in epoca relativamente recente; Ciò appare evidente soprattutto dall’analisi del suo linguaggio e dallo studio delle sue teorie. Infatti, mentre l’oggetto proprio della psicologia come scienza, e cioè il comportamento umano, è ormai ben definito e delimitato, il suo linguaggio risente ancora l’influenza del linguaggio comune e delle relative prototeorie, oppure risulta derivato, quasi per una certa illusione riduzionistica, dal linguaggio di altre scienze più antiche e perciò più «sicure».
Eppure, proprio lo sviluppo di un linguaggio adeguato, non equivoco e invariante è la condizione anche per la psicologia, come per qualsiasi altra scienza, per poter giungere alla formulazione di generalizzazioni empiriche aventi valore di teorie scientifiche. Un tale sviluppo non è determinato da scelte «a priori», a tavolino, ma risulta da un gioco dialettico fra osservazione empirica e generalizzazione teorica, che il linguaggio, a sua volta, condiziona e influenza. Questo processo non può mai dirsi definitivamente compiuto per nessuna scienza; nel caso della psicologia, poi, esso appare in una fase ancora iniziale. Nondimeno, proprio l’acquisita consapevolezza fra gli psicologi della necessità di un linguaggio scientifico attendibile e autonomo per la loro ricerca, dimostra la raggiunta autonomia della psicologia moderna come scienza.
Il tema centrale di quest’opera, e cioè lo studio del ruolo del linguaggio per lo sviluppo di teorie scientifiche in psicologia, tocca di necessità, sia pure brevemente, alcuni dei temi fondamentali della moderna filosofia della scienza quali, ad esempio, il problema della spiegazione scientifica, il significato e il limite della analogia, la validità o le illusioni di un riduzionismo estremista. Ne risulta un lavoro assai stimolante, scritto in un linguaggio agevole e comprensibile anche al largo pubblico dei non specialisti. L’analisi risulterà anche di grande interesse per tutti coloro i quali avvertono un’esigenza tutta moderna di affrontare con metodologia scientifica l’analisi di ogni forma dell’attività dell’uomo.
William Kessen è nato a Key West, in Florida, nel 1925. Ha studiato alla Brown University e alla Yale University, conseguendo il Ph. D. nel 1952. Insegna psicologia all’Università di Yale, dove conduce attività di ricerca .sui problemi dell’infanzia. Nel 1970—1971 ha condotto una ricerca sperimentale in Italia, a Firenze, tra i bambini delle scuole materne. Le sue pubblicazioni vertono sui problemi della psicologia dell’infanzia, in particolare sulla percezione e sull’educazione nei primi anni di vita («The Child», 1965; «Childhood in China», 1975).
George Mandler, nato a Vienna nel 1924, ha studiato all’Università di New York e di Basilea, conseguendo il Ph. D. in psicologia all’Università di Yale nel 1953. Professore in psicologia all’Università di California, San Diego, dal 1971 al 1976 ha diretto la «Psychological Review». I suoi interessi scientifici sono rivolti prevalentemente all’area dell’apprendimento e della memoria. Pubblicazioni: «Thinking: from Association to Gestalt» (1964, con Kessen), e «Mind and Emotion» (1975).
Argomenti: Linguistica, Psicologia, Scienze Psichiche, Scienze Umane,