Il Libro Tibetano dei Morti
Dottrine segrete e mondi trascendenti
Autore/i: Lauf Detlef I.
Editore: Edizioni Mediterranee
edizione italiana a cura di Matteo Silvia, prefazione di Frederic Spiegelberg, introduzione dell’autore, traduzione di Stefania Bonarelli.
pp. 272, 12 tavv. a colori e b/n f.t., nn. ill. b/n, Roma
Nelle tradizioni segrete del Tibet troviamo dottrine che si occupano dei problemi centrali dell’esistenza umana, delle vie da percorrere per arrivare ali’autoconoscenza. Il Libro Tibetano dei Morti fa parte di queste tradizioni segrete. È un’opera che descrive tutte le visioni postmortali corrispondenti a profonde conoscenze dei maestri tibetani, attingendo alla ricca tradizione delle dottrine segrete tibetane. Gli eventi del trapasso e le esperienze del dopo-morte – che vanno dalla reincarnazione alla liberazione totale – sono narrati in modo suggestivo, ma anche con seria e profonda competenza. Dal momento che esperienza di vita, conoscenza della realtà e coscientizzazione perfetta costituiscono la base dottrinaria degli stati trascendenti, possiamo definire il Libro Tibetano dei Morti un libro di vita a priori: un libro sul significato della vita e un’ottima guida che apre le porte della trascendenza. La morte ci appare in una luce completamente diversa; anzi possiamo dire che ci appare completamente illuminata nel vero senso del termine; per cui la nostra attuale interpretazione della morte come estinzione della vita viene non solo messa in discussione ma addirittura demolita. Quest’opera sorprende il lettore per le sue estese rappresentazioni, completamente nuove, che attingono ai testi originali di diversi Libri dei Morti del lamaismo e dell’antica religione tibetana bon, qui illustrata per la prima volta, ma anche e soprattutto per il suo materiale illustrativo, mai pubblicato prima. Arricchiscono ulteriormente il testo le descrizioni delle iniziazioni del rituale funebre e i numerosi disegni e tabelle. Il commento illustra la via tibetana attraverso il bar-dò, con tutti i suoi simboli e tutte le sue visioni, in chiave psicologica, e la mette a confronto con stati, atteggiamenti e manifestazioni della coscienza occidentale. Poiché II Libro Tibetano dei Morti descrive simboli archetipici, l’Autore non ha difficoltà a metterli in relazione con alcune teorie freudiane e con gli archetipi di Jung. A suo avviso, peraltro, anima e coscienza non sono che un’unica e transitoria «fisicità». Abbiamo modo così di capire meglio esperienze essenziali del Libro Tibetano dei Morti e di farle nostre. Esso infatti presenta aspetti psicologici di grande valore; in esso tutto è sviluppato in modo magistrale, permettendo a chi lo legge di acquistare una visione nuova della vita e del mondo.
Detlef I. Lauf, noto tibetologo e studioso delle religioni, ha visitato l’India, i Paesi dell’Himalaya occidentale, il Nepal, il Sikkim e il Bhutan in numerosi e lunghi viaggi di studio. È docente presso il C.G. Jung-Institut di Zurigo. Grazie alle sue numerose pubblicazioni gode di fama internazionale. Può essere a buon diritto considerato uno “scopritore di tesori” come quelli di cui si parla in questo libro.
Argomenti: Misteri dell'Antichità, Riti, Sciamanesimo, Tibet,