Il Libro Tibetano dei Morti
L’antica sapienza dell’Oriente di fronte al Morire e al Rinascere
Autore/i: Padmasambhava
Editore: Newton Compton Editori
prefazione, introduzione e cura di Namkai Norbu.
pp. 128, nn. ill. b/n, Roma
Il Bar-do Thos-grol, che in Occidente sì è convenuto di chiamare Libro tibetano dei morti, appartiene, con il Libro egizio dei morti, con la liturgia cristiana dei defunti, con il rituale cinese del culto degli antenati e con innumeri altre opere analoghe, al filone di scritture arcaiche attraverso le quali l’uomo ha tentato di affrontare l’angosciante problema della morte, proponendo soluzioni che leniscono il terrore e rassicurano il vivente sul suo ignoto destino. Altrove concepita come finale dissoluzione, o come transito verso pallidi universi di rimpianto, o come integrazione nella gloria divina, la morte, in questo rituale tibetano, tradotto direttamente dall’originale, nella lussureggiante ricchezza delle sue mitologie, si configura in modo diverso. Nel tempo intermedio fra la morte fisica e il destino finale, il defunto conserva un principio cosciente, sul quale opera il monaco recitante che, attraverso la lettura del testo, ingenera in quel principio esperienze visionarie impressionanti ed evoca le immagini terrifiche degli dèi, perché il defunto vivente acceda a una perfetta conoscenza liberatoria del sé e realizzi la rinascita. Il Libro dei morti contiene quindi le antichissime tecniche che corrispondono al riscatto dell’uomo dalla falsa coscienza, consentendogli l’adesione alla realtà del sé sepolto e dell’intero cosmo.
Namkai Norbu, nato a Derge (Tibet Orientale) nel 1938, è in Italia dal 1960 e insegna lingua e letteratura tibetana e mongola presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. È autore di saggi e articoli che toccano le tradizioni delle scuole tibetane, in tibetano, inglese e italiano. È, in Europa, fra i più fini conoscitori di tecniche mediche e salvifiche del Tibet.
Argomenti: Misteri dell'Antichità, Riti, Sciamanesimo, Tibet,