Il Libro Tibetano dei Morti
Una gemma del Buddhismo tibetano
Autore/i: Padmasambhava
Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati
a cura di Giuseppe Tucci.
pp. 220, Milano
Il libro tibetano dei morti è forse il testo buddhista che più ha colpito l’interesse dei lettori occidentali, sin dal 1927, quando apparve la prima versione inglese derivata da una traduzione del lama Kazi Dawa Samdup. Redatto nella forma di breve trattato iniziatico, Il libro tibetano dei morti e, nel significato espresso dal suo titolo originale (Bardo tödöl), «il libro che conduce a salvazione dall’esistenza intermedia con il solo sentirlo recitare».
«Per i Tibetani la morte è o il cominciamento di una nuova vita, come accade per le creature che la luce della verità non rigenerò e trasse a salvazione, o il definitivo disparire di questa tatua personalità – effimera e vana come il riflesso della luna sull’acqua – nella luce indiscriminata della coscienza cosmica, infinita potenzialità spirituale. La pace è nel dissolversi inconsapevole in quella luce incolore da cui tutte le cose traggono nascimento e che, senza che ne siamo consapevoli, brilla in noi stessi.»
Argomenti: Buddhismo, Cultura Tibetana, Filosofia Orientale, Meditazione, Rinascita, Testi Sacri,