Il Balordo del West
Autobiografia di un eroe della Frontiera curata e arricchita di testimonianze da John C. Coble
Autore/i: Horn Tom
Editore: Rusconi
prima edizione italiana, introduzione di James D. Horan, traduzione dall’inglese di Francesco Saba Sardi, titolo originale: Life of Tom Horn.
pp. 284, nn. illustrazioni a colori e b/n f.t., Milano
Tom Horn, il pistolero alto un metro e novanta al servizio dei grandi allevatori di bestiame, era vissuto oltre il suo tempo, quando fu messo a morte a Cheyenna, nel Wyoming, il 20 novembre 1903. Era una figura del selvaggio West, e morì quando ormai le turbolente «città» sorte nelle zone di allevamento del bestiame erano divenute tranquille comunità, i cui sceriffi radunavano le loro passes mediante il telefono, Butch Cassidy si proponeva di esportare lo stile da fuorilegge del West nelle pampas del Sudamerica, e uomini dai capelli bianchi si vantavano delle loro passate violenze a Dodge e Abilene.
Ben pochi erano, nella regione dei grandi allevamenti, coloro che non avevano udito parlare di Tom Horn: bastava sentirne pronunciare il nome, perché anche i più intrepidi tra i ladri di bestiame lanciassero occhiate preoccupate alle proprie spalle, ben sapendo che cosa aspettarsi qualora Horn fosse sulle loro tracce: se il ladro di bestiame aveva fortuna, forse qualche colpo di avvertimento sparato con l’arma preferita di Horn, un 30-30 caricato con cartucce a polvere senza fumo. E il ladro sapeva, anche, che cosa poteva attendersi se non obbediva all’avvertimento e non spariva dalla zona: Tom Horn di rado mancava il bersaglio. Prima di diventare un mercenario, Horn era stato guidatore di diligenze, mandriano, domatore di cavalli, campione di rodeo, esploratore in territorio indiano, interprete; era stato lui a catturare Nana, il capo apache, a persuadere Geronimo ad arrendersi.
Questa autobiografia di un balordo (di un avventuriero, di un guerriero bianco) del West, a suo tempo forni a Thomas Bergez il modello per il Piccolo grande uomo. Il suo tono picaresco e naif, il suo taglio asciutto e rapido, la sua cornice romanzesca, il suo sapore di saga, l’hanno subito fatta emergere come la narrazione esemplare dell’epopea della Frontiera Selvaggia del Grande West. Qui viene riproposta in una versione che, riproducendo il colorito espressivismo del suo originale slang, ne mantiene intatto fascino ed incisività.
L’autore-protagonista della narrazione, Tom Horn, nato nel 1860 e morto nel 1903, fu cacciatore, esploratore e interprete dell’esercito, guida addetto alla riserva degli apaches, cercatore d’oro, conducente di postali e diligenze, agente investigativo della Pinkerton, cowboy da rodeo e cacciatore di banditi. Finì impiccato a 43 anni per un delitto che sembra non abbia commesso; vittima, pare, di una faida esplosa tra due diversi partiti di coloni bianchi. La conclusione della vita di Tom Horn segna la fine del West dei pionieri e il decollo del West dei politici: e la sua storia documenta, con efferata immediatezza, la feroce innocenza colonialista e razzista della Nuova Frontiera.
Tom Horn, compagno delle mitiche guide Al Sieber e Micky Free, interprete del generale Crook, catturatore del capo indiano Nana, uomo chiave delle trattative con il capo chiricahua Geronimo, ebbe una vita anedotticamente «colourful», da scatenato western technicolor: ma la sua autobiografia, integrata da resoconti giudiziari e giornalistici, da lettere e testimonianze giurate, ce ne restituisce, seppure dentro un alone di romantica leggendarietà, la scarna autenticità storico-testimoniale.
James D. Horam, curatore della presente edizione dell’autobiografia di Tom Horn, è noto sia come narratore che come storico. Sceneggiatore per il cinema e la televisione, è autore di una trilogia documentaria di grande successo dedicata all’epica della Frontiera: The Autentic Wild West (I – The Gunfighters; II – The outlaws, III – The Lawmen). James D. Horam è, infine, l’editore della Jingle Bob Press, specializzata in riproduzioni di vecchi e rari libri sul Far West di cui la Vita di Tom Horn qui riproposta è indiscutibilmente il più celebre.