I Signori degli Orizzonti
Una storia dell’impero ottomano
Autore/i: Goodwin Jason
Editore: Giulio Einaudi Editore
introduzione e prologo dell’autore, traduzione di Norman Gobetti.
pp. XII-356, 1 cartina b/n, ill. b/n, Torino
Quella degli ottomani fu una storia di espansione e declino durata seicento anni. Cominciò ai piedi delle montagne dell’Anatolia, si nutrì delle energie delle zone di frontiera per poi travolgere il potere bizantino e portare alla costruzione di un impero che all’epoca del suo massimo splendore si estendeva dal Danubio al Nilo.
L’impero era islamico, ma molti dei suoi sudditi non erano musulmani e nessuno cercava di convertirli. Controllava le più importanti vie commerciali tra Oriente e Occidente, ma non era particolarmente interessato al commercio. Era un impero turco, ma molti dignitari, funzionari e soldati erano slavi dei Balcani. Chi viveva fuori dai suoi confini lo temeva, i popoli che ne facevano parte lo consideravano un miracolo di dinamismo e organizzazione.
Prodigioso anche nella decadenza, nonostante la crescente corruzione, l’inconcludenza di alcuni sultani e l’inettitudine dei comandanti militari, smentì per trecento anni continui pronostici di imminente collasso e riuscì comunque a sopravvivere ai suoi più acerrimi nemici: lo zar di Russia e l’imperatore asburgico.
Jason Goodwin accompagna il lettore in un viaggio dilatato nel tempo e nello spazio in cui capitoli narrativi si alternano ad altri dedicati ad aspetti particolari, come il ritmo di vita all’interno dell’impero o il modo in cui gli ottomani combattevano o andavano per mare. Sempre senza perdere di vista la vita vera, che pulsa negli aneddoti e nelle osservazioni dei contemporanei e dà al lettore l’impressione di trovarsi davvero nel regno dei «signori degli orizzonti».
«Da Eger, attraversando le monotone pianure dell’Ungheria orientale, le colline della Transilvania e i bastioni dei Carpazi, ci ritrovammo a camminare a un ritmo diverso. La musica era cambiata; il tè era diventato caffè, nero e oleoso; le chiese cattoliche e calviniste dell’Ungheria – che ci diedero asilo per diverse settimane – si intrecciavano ai tondeggianti funghi delle chiese ortodosse, con le loro icone e le loro pareti affrescate. Forse il più lo facevano gli zingari, con i loro tessuti colorati e le gonne e l’aritmico batter di mani e le estemporanee improvvisazioni; o i seminomadi che incontravamo sulle catene montuose, con le loro cappe impermeabili dalle incredibili fogge; o magari l’improvvisa proliferazione di cappelli: cappelli alti, tondi, senza tesa, piatti, di feltro. Oppure era – in Romania e Bulgaria – l’impulso a commerciare, e occultare, a disputare? Avevamo, credo, colto l’Europa in un momento di chiarezza, e quel che vedevamo era un mondo che inclinava verso Istanbul. Questo libro ha il suo germe in quell’esperienza».
Jason Goodwin ha studiato Storia bizantina a Cambridge e dopo lunghi viaggi e soggiorni in Oriente vive ora nella campagna del Dorset con la moglie e i quattro figli. Goodwin ha raggiunto il successo mondiale con la sua serie di gialli storici che vedono protagonista Yashim, il detective eunuco – che ama le donne – nella Istanbul dell’Ottocento, in un impero ottomano ormai decadente. In Italia sono tutti pubblicati da Einaudi Stile libero: L’albero dei giannizzeri (vincitore dell’Edgar Allan Poe Best Novel Award), Il serpente di pietra, Il ritratto Bellini, L’occhio del diavolo e I cospiratori del baklava.
Argomenti: Islamismo, Orientalistica, Storia, Storia dei Popoli,