I Fenici
Autore/i: Harden Donald
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, traduzione di Irene Giorgi Alberti.
pp. 344, 115 fotografie, 66 disegni al tratto, 9 carte geografiche e una tavola cronologica, Milano
Un libro sui Fenici è anche un atto di doverosa riconoscenza, in quanto sono stati i Fenici a dare ai libri la possibilità di esistere, con l’invenzione di quell’alfabeto che essi ci hanno fatto giungere per il tramite dei Greci e dei Romani. Può darsi che, a lungo andare, il segno alfabetico si vizi; ma quando nasce, è il testimone di una cultura che gli si affida, che cerca in esso il mezzo per crearsi una stabilità e insieme per circolare.
Effettivamente, i Fenici furono tra i più attivi propagatori della cultura mediterranea nel primo millennio a. C. Da poche e precarie basi sulla Costa del Levante, la imbarcarono verso Occidente con le merci e le altre risorse, grazie alle quali riuscirono a fondare una serie di colonie e un impero commerciale esteso fino alla Spagna, primo traguardo delle esplorazioni subito spinte di là dalle colonne d’Ercole. La prodigiosa avventura risale all’inizio dell’età del ferro nel Medio Oriente, e l’impulso le venne forse dai navigatori micenei stabilitisi nelle città fenicie.
La tappa più famosa lungo quegli itinerari di espansione fu Cartagine, divenuta a sua volta centro di potenza e focolaio di guerre, prima contro i Greci della Sicilia, poi contro Roma con gli esiti ben noti (Scipione l’Africano, la vittoria romana del 146 a. C.). Ma anche questi episodi di una storia più familiare alla cultura italiana prendono un diverso accento quando vengano integrati nell’insieme delle altre imprese fenicie, illuminati da più concrete nozioni della mentalità, della vita quotidiana di quel popolo ingegnoso, vigoroso e audace. La sua capacità di creare contatti e rapporti è rispecchiata anche da un’arte, qui riccamente documentata, che coniuga in una singolare originalità i più diversi e lontani influssi delle civiltà che le furono contemporanee, lungo un arco che dall’Asia all’Egitto alla penisola iberica tocca le più luminose terre e sedi del mondo antico.
Allievo del Trinity College di Cambridge, Donald Harden vi si è laureato nel 1923. Due anni dopo, compiva le sue prime esperienze sul terreno, al seguito di una spedizione archeologica franco-americana, condotta da F. W. Kelsey della Michigan University. Con le vestigia occidentali del mondo fenicio venne a contatto in Sicilia, Sardegna e Africa del Nord.
Nel 1955 ebbe modo di visitare i luoghi di origine di quella civiltà, da Tiro a Sidone a Beirut a Byblos. Frattanto la sua esperienza teorica, filologica e scientifica si era affinata in quasi trent’anni di assistentato presso la Sezione Antichità dell’Ashmolean Museum di Oxford. Tra i suoi studi e saggi di maggiore risonanza, quelli sulla ceramica fenicia (apparsi in «Iraq» e sull’«American ]ournal of Archaeology»), sulla topografia cartaginese (in Greeee and Rome), sulle esplorazioni fenicie (v. «Antiquity»). Direttore di «Medieval Archaeology» dal 1957, oggi sovrintende anche al London Museum.
Argomenti: Antiche Civiltà, Fenici,