Ho Vegliato le Notti Serene – Dai Libri di Lucrezio sulla Natura
Autore/i: Cetrangolo Enzio
Editore: All’Insegna del Pesce d’Oro – Vanni Scheiwiller
avvertenze a cura dell’autore, impresso in mille copie numerate da 1 a 1000, il nostro esemplare è la copia 280.
pp. 128, Milano
Dall’avvertenza:
«La prima parte di queste traduzioni dall’opera di Lucrezio – condotte sulle edizioni critiche del De rerum natura approntate dal Giussant, dal Ernout e dal Bailey – apparve nell’ottobre del 1947 sui mondadoriani «Quaderni internazionali di Poesia», diretti da Enrico Falqui, Ratornai a Lucrezio durante l’inverno dell’anno seguente e ne uscirono altre traduzioni, un saggio delle quali («Forse c’è contro di noi una forza») fu presentato dalla rivista Società (Firenze 1948), Il florilegio fu quindi riunito in volume e pubblicato dalla Casa Editrice G. C. Sansoni nel 1950, sotto il titolo Ho vegliato le notti serene, che permane tuttavia e che derivai, con una variazione modale di tempo, dai versi 140-142 del primo libro del poema, come a coglierne e a trasportarne il tema cosmico e insieme lirico, nell’atto prodigioso di una confessata suggestione autobiografica. Ulteriori versioni, da me compiute in varie e distanti riprese tra il 1955 e il 1957, intitolate « Supplemento lucreziano», comparvero – terza ed ultima parte della sopraddetta raccolta – nell’Approdo Letterario (N. 6 nuova serie, Anno v, Aprile-Giugno 1959). Ora il tutto, con altri inediti, trova posto qui in una nuova definitiva edizione, dovuta alle cure di Vanni Scheiwiller.
Assai più che non mi accadde forse per altri testi classici, la lettura di quello licreziano fu per me occasione e stimolo a una nuova poesia. Componendo la quale ho cercato di contenere le frequenti movenze didascaliche del poema tra i limiti di una sintassi estetica costituita di un linguaggio quasi elementare, che non poteva non comportare soluzioni sintetiche per un ritmo severo, ma pur discorsivo, poggiato sull’essenziale della parola come momento di tensione interiore. Fuori di ogni tradizione rettoricamente scolastica d’intendere i Classici, qui la misura è sospesa sopra una levita fragile di andamenti e tutta cadrebbe squallida e afona se un indugio intervenisse a turbarne l’equilibrio; e sorgeva essa medesima dalla materia poetica dove il concetto dava luogo all’immagine. Nessuna meraviglia pertanto se anche la struttura esterna del poema risulta qui diversa e mutata dall’ordinamento dell’originale quale ci è pervenuto. Come è di ogni cosa che genera un’altra vita e che pur vive in quella.»
Avvertenza
Nota sulla poesia di Lucrezio
DAI LIBRI DI LUCREZIO SULLA NATURA
- Nascita dell’Universo (V. 432-4468)
- Venere (I. 2-20)
- La luce (V. 281-305)
- La terra (V. 243-259)
- La morte (III. 828-840: 868-899)
- Il mondo non è fatto per noi (V. 195-234)
- Il tempo (V. 735-745: 306-310)
- Le nubi UV. 129-140)
- L’Umanità (V. 922-995: 1008-1016.)
- Iftanassa (I. 82-100)
- Come i corridori UI. 69-79)
- I sogni (IV. 959-969: 983-994: 1000-1016)
- L’amore (IV. 1033-1132)
- Catastrofe della materia (I. 1102-1113)
Seconda parte
- I movimento degli atomi (II. 95-122)
- La gloria (I. 926-930)
- Le trombe marine (VI. 426-442)
- Il fuoco (V. 1090-1102) a
- Forse c’é contro di noi una forza (V. 1181-12
- La noia (III. 1053-1073) 3
- L’infinito (II. 1044-1089)
- Se la natura potesse parlare (III. 929-967)
- Il dolore (II. 342-365)
- La peste (VI. 1170-1212: 1252-1275)
- L’eco (IV. 573-583)
- Niente assomiglia a se stesso (V. 818-830)
- Epicuro (I. 62-79)
- L’etere (V. 457-470)
- L’origine del privilegio e del potere (V. 1103-1126)
- Le superstizioni (V. 1216-1230)
- «Templa serena» (II. 1-16)
- Fantasia della notte (V. 648-653)
- La tempesta (VI. 108-115: 250-261)
- Come i fanciulli gli uomini (II. 55-58)
- I paesi nel sonno (IV. 453-461)
- Lo specchio del futuro (III. 970-975)
Terza parte
- Dedica (I. 140-145)
- L’origine della musica (V. 1377-1409)
- La civiltà (V. 1410-1433)
- L’eta del ferro (V. 1281-1338)
- La distruzione dei corpi (V. 92-109)
- Gli dei (V. 1159-1180)
- Uccelli (V. 1076-1084)
- L’Iride (VI. 519-526)
- La materia eterna (I. 248-264)
- Il mattino (V. 654-666)
- Il vento UI. 271-276)
- Le miniere (VI. 806-815)
- Moto e distanza (II. 317-332)
- L’ombra (IV. 364-378)
- I simulacri IV. 209-221)
- Lo spazio (I. 998-1007)
- La quiete del nulla (II. 1076-1094)
- Fetonte (V. 380-415)
- I vulcani (VI. 639-700)
- La voragine (V. 338-344; 366-375)
ANNOTAZIONI
Argomenti: Antiche Civiltà, Antichi Costumi, Antichità, Letteratura, Poemi, Poesia, Semantica, Storia del Pensiero, Storiografia,