Gelide Notti
Autore/i: Pa Chin
Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani
prima edizione, traduzione dal cinese di Renata Pisu.
pp. 284, Milano
Tragica e sommessa descrizione, giorno per giorno, del calvario di un uomo ammalato di tisi nella Cina miserevole che vive l’ultimo anno di guerra. Gelide notti è il capolavoro della maturità di Ba Jin (Wade-Giles: Pa Chin), lo scrittore che nel 1931 con il romanzo-saga Famiglia aveva denunciato il sistema patriarcale confuciano che nel paese percorso dai primi fremiti di rinnovamento ancora mieteva vittime tra i giovani e soprattutto, come da millenni, tra le donne. Gelide notti non è invece una “saga”: i personaggi sono soltanto tre, lui, lei e la madre di lui. Sullo sfondo la Cina martoriata, quella del “tempo del disprezzo” che preclude ogni ottimismo e impedisce allo scrittore di salutare una qualsiasi “nuova aurora”. In questo romanzo ogni evento, ogni gesto, ogni parola sono antieroici, semplici, quotidiani al punto che la banalità esalta e acuisce la tragedia ed è penosamente rivelatrice di una condizione umana universale e al tempo stesso specifica. È il “privato” di oppressi e vinti che guarda caso sono cinesi ma potrebbero essere di ogni luogo se non di ogni tempo. “Bastardo culturale” e “occidentalizzante” è stato definito Ba Jin dai critici di regime. Ma non lo sono in definitiva, in questo mondo che si va facendo uno, tutti i grandi scrittori? L’opera di Ba Jin, come ha scritto Pierre-Jean Rémy su Le monde des livres “si rivela a poco a poco – e peso le mie parole – come un capolavoro. I suoi sono di quei libri “maggiori” che attraversano folgoranti le nostre vite e che ci danno il coraggio e la voglia forsennata, disperata, di leggere e di scrivere ancora…”
Gelide erano le notti nella Cina invasa dai giapponesi, depredata dal corrotto governo di Chiang Kai-shek. Gelida ancora è stata per Ba Jin – nato nel 1904, il più prolifico e famoso romanziere della Cina contemporanea – la lunga notte della rivoluzione culturale. Fu accusato infatti dalle guardie Rosse di essere “la peggiore carogna anarchica della Cina”. In gioventù i suoi idoli erano stati Bakunin e Kropotkin (a loro il giovane Li Feigan rese omaggio scegliendosi lo pseudonimo di Ba Jin: la ba – iniziale del primo, la kin – o jin – finale del secondo), Sacco e Vanzetti, Emma Goldman. Il 20 giugno 1968 venne additato al ludibrio popolare in uno stadio di Shanghai. Ba Jin stava la centro dell’arena, in ginocchio su vetri spezzati: il processo venne trasmesso per televisione. Mandato a rieducarsi in un campo di lavoro, soltanto nel 1972 potè tornare a casa sua, dove visse ignorato, disprezzato, costretto al silenzio sino al 1976, cioè fino alla caduta della “banda dei quattro”. Dei suoi romanzi, tutti messi all’indice durante la rivoluzione culturale, alcuni sono stati ripubblicati in cina non nella versione originale ma in quella del periodo 1952-57, già spurgata da fremiti eccessivamente eterodossi o almeno così giudicati dal partito comunista cinese che allora applicava nei confronti degli intellettuali una politica più “elastica”, ma sempre vigile. Gelide notti non ha ancora visto una riedizione ed è l’unico suo romanzo che non sia stato rimaneggiato rispetto alla prima stesura perché, come dice Ba Jin, “avrei dovuto riscriverlo tutto o distruggerlo”. L’opera di Ba Jin è stata proposta per il premio Nobel.
Ba Jin, il più prolifico e famoso romanziere della Cina contemporanea, nasce nel 1904. Giovanissimo va a vivere a Parigi dove, a contatto con la cultura occidentale, si immerge nello studio della letteratura di tutto il mondo. Comincia a scrivere i primi romanzi e i primi racconti; suoi idoli sono in quel periodo Bakunin e Kropotkin, Sacco e Vanzetti, Emma Goldman, le cui opere e il cui pensiero concorrono a determinare nella figura di intellettuale rivoluzionario che il giovane Ba Jin andava maturando una componente decisamente anarchica. Rientrato in patria, prosegue con la sua attività di scrittore impegnato ma, con l’avvento della Repubblica popolare, la vigilanza del partito comunista cinese lo costringe a spurgare le sue opere di quei fermenti giudicati eterodossi. Nel 1968 la rivoluzione culturale lo travolge: la sua produzione artistica è messa all’indice, lui stesso processato e inviato in un campo di lavoro a “rieducarsi”, per lunghi anni costretto al silenzio e dimenticato. Si tornerà a parlare di lui solo nel 1976, anno che segna la caduta della “banda dei quattro”. Da allora i suoi romanzi sono stati ripubblicati in Cina e tradotti all’estero. Di Ba Jin Bompiani ha pubblicato Famiglia. La sua opera è stata proposta per il premio Nobel.
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