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Garibaldi Vivo

Garibaldi Vivo

Antologia critica degli scritti con documenti inediti

Autore/i: Mola Aldo A.

Editore: Gabriele Mazzotta Editore

prefazione di Lelio Lagorio.

pp. 316, nn. tavv. a colori e b/n, Milano

Cospiratore, «corsaro», guerrigliero, ammiraglio, generale, Garibaldi passò la vita in armi, senza essere militarista. Convinto che «il miglior generale è quello che vince», si batté per la libertà dei popoli oppressi: dall’America meridionale alla Francia invasa dai prussiani. Benché siano state le sue imprese militari a «fare l’Italia», egli respinse il nazionalismo e si dichiarò cosmopolita.
Mentre altri si divoravano in fazioni, Garibaldi ebbe la superiore intelligenza politica – rara in Italia – di puntare alle riforme evitando però le provocazioni reazionarie di chi voleva la guerra civile per stroncare il rinnovamento della società. Perciò fu alla testa del «movimento dal basso» (società operaie, leghe artigiane, circoli culturali ecc.) senza rinunziare a portare in Parlamento (che lo vide otto volte deputato) «questione meridionale», riforma fiscale e democratizzazione della burocrazia e dell’esercito, identificato con la «nazione armata».
Garibaldi puntò alla «riforma civile»: tolleranza laica al posto del dogmatismo clericale, scienza invece di superstizione, lavoro anziché l’accoppiata carità-parassitismo. Massone dal 1844 e primo libero muratore d’Italia dal 1861 alla morte, contrappose |a fratellanza universale umanitaria all’internazionalismo anarchico o classista, facendo della massoneria il cardine del «fascio della democrazia» e delle sue proposte di unità europea e di pace mondiale, garantite da un tribunale internazionale.
Per diffondere le sue idee Garibaldi si fece scrittore: non da premi letterari ma per le plebi semianalfabete che l’avevano salutato liberatore.
Questo è il Garibaldi vivo presentato nell’antologia anche attraverso documenti inediti 0 qui prodotti per la prima volta nel testo originario: per qualcuno sarà anche un Garibaldi scomodo: proprio perché occorre ancora molto cammino per fare dell’Italia una vera democrazia, fondata sul garibaldino «governo degli onesti», impegnato a «guarire la gran piaga della miseria» e a conciliare progresso scientifico e libertà. (A.A.M.)

Aldo Alessandro Mola (Cuneo, 1943), tra altre opere di storia politica ed economica, ha pubblicato: Pensiero ed azione di Dante Livio Bianco, con prefazione di Ferruccio Parri, Milano, 1967; Stampa e vita pubblica di provincia nell’età giolittiana, Milano, Mursia, 1971; Storia dell’amministrazione provinciale di Cuneo dall’Unità al fascismo, 1859-1925, Torino, Aeda, 1971.
Autore di numerosi saggi su Giolitti e il giolittismo (tra i quali Giovanni Giolitti: grandezza e decadenza dello Stato liberale, Cuneo, L’Arciere, 1978), ha curato la pubblicazione degli atti del convegno Istituzioni e metodi politici dell’età giolittiana, Torino, Centro studi“ piemontesi, 1979.
Con la Storia della massoneria italiana dall’Unità alla Repubblica (prefazione di Paolo Alatri), Milano, Bompiani, 1976, e Michele Coppino: scritti e discorsi, Alba, Famija Albeisa, 1978, ha recato un importante contributo alla storiografia sulla democrazia italiana. Coordinatore della mostra La massoneria nella storia d’Italia (Torino, 1980; Roma, 1981), dirige la collana «Storia della massoneria: studi e testi» del Centro di documentazione massonica di Torino. Collabora a quotidiani e al Terzo programma RAI.

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Argomenti: Libri vari,

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